È Paola Cecchini, giornalista professionista di Pesaro e redattrice di Progetto Radici curato dall’Associazione nazionale italiani nel mondo, la vincitrice del quarto premio giornalistico dedicato alla memoria di Giuseppe “Bepi” Zanfron, iniziativa quest’anno dedicata all’emigrazione italiana di ieri e di oggi, organizzato da Assostampa Belluno e Sindacato giornalisti Veneto, con il contributo del Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano del Piave appartenenti alla Provincia di Belluno e con il patrocinio della Regione del Veneto, della Provincia di Belluno, del Comune di Longarone, della Fondazione Vajont e dell’Associazione Bellunesi nel Mondo.
Bepi Zanfron, il cui nome è indissolubilmente legato agli scatti del Vajont, è stato un fotoreporter che ha raccontato con i suoi scatti innumerevoli pagine di vita e di cronaca quotidiana; fondamentale per ricordare la storia degli emigranti la sua collaborazione con l’Associazione bellunesi nel mondo, per la quale realizzò centinaia di immagini di emigranti bellunesi in tutto il pianeta.
La premiazione si è svolta nella serata di sabato 23 ottobre in municipio a Longarone, alla presenza del ministro per i rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D’Incà.
La giuria, presieduta dal figlio di Bepi, Luca Zanfron, ha concordato nel giudicare l’articolo di Cecchini “La Marchigiana di Mendoza” il migliore tra i partecipanti con queste motivazioni: “Per aver saputo centrare il tema raccontando in un’intervista una intera esistenza, con le speranze, illusioni, disillusioni e la ricostruzione di una vita che ha mantenuto però un profondo legame con la terra natia, e per aver recuperato un pezzo di storia nazionale con uno degli esempi dell’emigrazione italiana degli anni ’30 e ’40, quando alla spinta economica si sommava anche quella ideologica del rifiuto del fascismo”.
Secondo posto per Paolo Riva, freelance esperto di tematiche sociali e migratorie, con “La strage di Marcinelle, tra vecchi e nuovi migranti” pubblicato sul sito de Il Foglio; terzo posto, infine, per Ludovico Fontana, redattore della Rai di Trieste, con il servizio tv “Dai Caraibi all’Uzbekistan, storie di calciatori all’estero per caso o per scelta” andato in onda nella rubrica Tgr Il Settimanale.
Il ministro D’Incà, nel suo intervento, ha sottolineato come l’emigrazione abbia rappresentato un capitolo importante, spesso doloroso, della storia bellunese e italiana e come sia fondamentale, nel lavoro fotogiornalistico, avere professionisti che abbiano il coraggio di proporre scritti e immagini, ancorché duri.
Il benvenuto è stato formulato dal padrone di casa, il primo cittadino di Longarone e presidente della Provincia Roberto Padrin, quindi i saluti e i ringraziamenti della segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori, dell’assessore regionale ad Ambiente e Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin e del presidente onorario dell’Associazione bellunesi nel mondo Gioacchino Bratti, che ha sottolineato lo stretto legame tra Abm e Zanfron, culminato con l’edizione di quest’anno dedicata appunto all’emigrazione italiana di ieri e di oggi. Proprio Luca Zanfron in occasione della premiazione ha voluto regalare ad Abm un cd contenente le foto dei viaggi scattate dal padre e delle audio cassette di interviste: si tratta di un patrimonio prezioso che potrà contribuire ad approfondire e far conoscere l’emigrazione bellunese in Europa e nel mondo della seconda metà del ‘900.
Da parte sua, il presidente di Abm, Oscar De Bona, ha regalato alla famiglia di Bepi Zanfron, presente anche la figlia Sara, una stampa di una fotografia d’epoca, giunta nella notte dal Brasile, immagine che immortala uno dei viaggi in Sudamerica di Zanfron per documentare la vita e l’opera delle comunità brasiliane di origine bellunese. «La memoria di Bepi è sempre viva nelle nostre Famiglie di emigranti in tutto il mondo» ha sottolineato De Bona. «Questa fotografia, regalo inaspettato giunto proprio oggi, testimonia qunato il legame con le comunità di origine sia vivo e quanto l’opera di Zanfron ancora apprezzata».