Raccolta di firme contro il precariato giornalistico: una vertenza nazionale

In Sindacale by SGV Redazione

Il precariato è la vera piaga sociale oltre che professionale dell’Italia. E il settore dell’informazione purtroppo non ne è esente. Anzi. Ci sono interi segmenti delle imprese editoriali  che si reggono sullo sfruttamento strutturale dei colleghi sotto pagati e sotto tutelati. Il ricorso al giudice per regolarizzare queste posizioni certo è una strada, spesso difficile da imboccare per il singolo anche con l’assistenza del sindacato e sempre incerta nell’esito, ma come può dirsi vittoria entrare in redazione dopo 25-30 anni di precariato? Le aziende si rifiutano di sedersi al tavolo e negoziare una piattaforma che dia dignità alle persone e al loro lavoro. Il governo nonostante tutti le promesse e le attestazioni di solidarietà non sblocca la legge sull’equo compenso e quella sull’abolizione dei cococo. Il sindacato, inutile nasconderlo, fatica a dare voce unica a chi è più fragile in una realtà lavorativa sempre più frammentata e parcellizzata ma fare squadra è l’unica via possibile.
In questo contesto si inserisce la vertenza dei giornalisti precari di Repubblica sostenuta da Fnsi e Assostampa Ligure che può e deve diventare una vertenza nazionale, una vertenza bandiera.
Il Sindacato giornalisti Veneto aderisce a tutte le iniziative in essere, anche a questa partita alcuni giorni fa e che riguarda la raccolta di firme per la petizione che verrà indirizzata ai vertici di Repubblica e al direttore Molinari per chiedere il riconoscimento del comitato precari e l’apertura di un negoziato sulle loro richieste. Un appello dopo il presidio in piazza Ferraris a Genova, per schierarsi, mettendoci la faccia, a fianco dei giornalisti lavoratori autonomi del gruppo Gedi

«Una precarietà senza orizzonte – si legge nel testo della petizione – mortifica una generazione di giovani italiani. La precarietà non è un pedaggio necessario per far crescere il Paese. Al contrario, un lavoro e un destino precario sono un ostacolo a una crescita sostenibile, solida e duratura».

In tale situazione, «le aziende editoriali, messe di fronte ai problemi dei “loro” precari non solo rifiutano il confronto, ma talora, come accaduto a Repubblica, mettono alla porta i collaboratori che richiedono di migliorare le condizioni di lavoro», incalza l’Assostampa Ligure.

Da qui l’appello alle aziende editoriali «di ascoltare le ragioni e le proposte dei giovani giornalisti che non hanno le tutele del contratto nazionale di lavoro» e a Repubblica, in particolare, «di non contraddire la propria vocazione liberale e democratica riponendo il pugno di ferro che, intollerabilmente, ha mostrato alla parte più debole della propria comunità».

PER APPROFONDIRE
La raccolta di firme, indirizzata a Maurizio Molinari, direttore la Repubblica; John Elkann, presidente gruppo Gedi e Roberto Moro, direttore risorse umane Gedi, è online a questo link.

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