Il direttivo del Sindacato giornalisti Veneto, riunito oggi 23 gennaio, a Venezia, in occasione della prossima Giornata delle Memoria, aderisce alla lettera appello del presidente della Comunità ebraica di Venezia, Paolo Gnignati, e ne fa proprio, condividendolo, il contenuto.
Riaffermando innanzi tutto l’interesse comune “a contribuire a riaffermare e precisare quell’assieme di valori e principi condivisi che sono alla base della libertà di ciascuno e assicurano il funzionamento e il progresso della società nella pace e nell’interesse di tutti”.
E cogliendo l’invito a non limitarsi a “portare una generica, anche se genuina, solidarietà agli ebrei per quanto accaduto nel periodo 1938/1945, bensì quello di imporre agli Italiani una riflessione sugli effetti che la legislazione razzista ha prodotto sull’Italia e gli italiani, ebrei e non ebrei”.
“Le leggi razziali, è bene ricordarlo, hanno:
– eliminato il principio dell’uguaglianza, introducendo limiti estremamente importanti alla capacità giuridica degli ebrei;
– escluso gli ebrei dal mondo del lavoro e dell’impresa, dalle professioni, dalla scuola;
– reciso il senso di solidarietà tra cittadini, invogliando i non ebrei ad approfittare della situazione di minorità degli ebrei.
Le leggi razziali quindi, da un lato, hanno offeso gli ebrei e, dall’altro, lacerato e ammalorato il tessuto sociale, alimentando l’opportunismo egoista e così minando il sentimento di solidarietà tra cittadini e facendo prevalere una cultura dell’indifferenza e dell’egoismo opportunista.
L’opposizione alle leggi razziali è stata condotta da chi, da subito, ha avvertito che le leggi razziali avevano minato, a danno di tutti e nel profondo, quei valori di libertà, uguaglianza, tolleranza, solidarietà che erano divenute parte della identità culturale italiana.
E proprio per questo che, quando oggi discutiamo dei valori e principi che compongono questa identità, dobbiamo ricordare che:
(i) quando parliamo degli altri (e in particolare delle nuove minoranze) e del nostro modo di rapportarci a loro è in gioco non solo la loro sorte, ma anche il nostro modo di essere;
(ii) una società che nega il valore dell’uguaglianza e alimenta la discriminazione delle minoranze è una società destinata ad ammalarsi gravemente.
(iii) una società che, invece, è consapevole della propria identità culturale, difende in modo aperto e forte (non l’omologazione culturale, ma) alcuni principi base della propria identità storico culturale che l’esperienza storica ha fatto emergere come essenziali e perciò misura tutti, cittadini vecchi e nuovi arrivati, sull’accettazione e la fedeltà a questi valori”.
Approvato all’unanimità
Venezia 23 gennaio 2019