Algoretica e giornalismo: a Bolzano nasce un patto sociale sull’Intelligenza artificiale

In Eventi by SGV Redazione

Bolzano ha ospitato la giornata di studio organizzata dal Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige e dall’Università di Bolzano, da cui è nata la Carta di Bolzano su IA e informazione: non un manuale tecnico, ma un patto sociale per riconciliare giornalismo e tecnologia, riaffermando che la responsabilità dell’informazione resta sempre umana.

A rappresentare il Sindacato giornalisti Veneto c’era il segretario regionale vicario, Alessio Antonini.

Il concetto chiave è quello di algoretica, l’uso etico degli algoritmi. L’IA può aiutare a produrre e organizzare contenuti, ma l’“ultimo miglio” – la verifica finale, la responsabilità giuridica e morale – è compito dei giornalisti (e dei direttori), perché nessuna macchina può essere chiamata a rispondere davanti alla legge o alla coscienza collettiva.

Tra i relatori l’ex ministro Francesco Profumo che ha messo in guardia sul rapido invecchiamento delle competenze: «Siamo di fronte non più a una sostituzione della forza muscolare, come nelle prime rivoluzioni industriali, ma dell’attività intellettuale. Per questo serve un nuovo modello educativo: bisogna imparare a imparare, perché le conoscenze diventano rapidamente obsolete».

Per il rettore dell’Università di Bolzano Alex Weissensteiner «l’accesso alla tecnologia riduce i costi e aumenta la velocità, ma apre anche scenari di rischio e vulnerabilità. È necessario riflettere insieme su vantaggi e limiti».

Il professor Marco Montali ha paragonato l’IA a un “alieno”: potente, ma non infallibile. «Può risolvere problemi complessi e inciampare su errori banali. Per un rapporto equilibrato bisogna conoscerla meglio, senza idolatrarla né demonizzarla».

E se il sottosegretario Alberto Barachini ha richiamato la cornice normativa: l’AI Act europeo e la legge italiana che introduce il reato di deepfake e rafforza la tutela del copyright, sul fronte occupazionale, la segretaria Fnsi Alessandra Costante ha espresso preoccupazione: «Nei Paesi ad alto reddito il 25% dei posti di lavoro intellettuale sarà trasformato o soppresso dall’IA. Nel giornalismo si arriva al 34%. In un settore già in contrazione, non possiamo permettere che l’IA diventi un alibi per tagliare lavoro. I giornali si fanno con giornalisti in carne e ossa».

La Carta di Bolzano punta quindi a mettere così un punto fermo: l’IA è come un coltellino svizzero utile, ma resta uno strumento con cui ci si può tagliare. Imparare a conoscerla, a usarla e a governarla con etica significa non smarrire libertà e diritti, ricordando che il giornalista è – e resta – mediatore insostituibile tra l’evento e il lettore.

Tra gli interventi, dopo i saluti del segretario del Sindacato del TAA, Rocco Cerone, da ricordare anche quelli di  Bruno Del Vecchio, storico legale della Fnsi, Giovanni Pascuzzi, Consigliere di Stato, già preside di Giurisprudenza all’Università di Trento ed esperto di diritto digitale; Raffaele Lorusso, già segretario generale Fnsi e componente del Comitato esecutivo della Ifj; di docenti universitari e dei direttori delle testate locali.

 

Nella foto, il segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone e l’avvocato Bruno Del Vecchio

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