“Una militante della memoria”. Si definisce così Vera Vigevani Jarach fra le prime ad aderire al movimento delle Madres de Plaza de Mayo a seguito della scomparsa della figlia Franca, studentessa, arrestata a soli 18 anni il 25 giugno 1976, torturata e uccisa e gettata in mare durante la dittatura militare di Videla.
Di famiglia ebrea, classe 1928, nata a Milano, a dieci anni in pieno regime fascista per sottrarsi alle leggi razziali fu costretta a scappare in Argentina. Qui incontrò il triestino Giorgio Jarach che sposò. Lavorò fino alla pensione come giornalista alla redazione Ansa di Buenos Aires.
Vera Vigevani Jarach sarà protagonista, lunedì 13 febbraio alle 17, a Mestre all’Hotel Bologna (di fronte alla stazione dei treni) nell’incontro aperto alla cittadinanza dal titolo “Non c’è libertà senza giustizia”, ennesima tappa di una testimonianza civile che – come ha più volte spiegato la giornalista – «è una lotta per la creazione di una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi e certe cose non si possano più ripetere».
L’appuntamento è organizzato dall’Istituto veneziano di studi sulla Resistenza (Isever) con Associazione per la storia e la memoria delle donne in Veneto “rEsistenze”, Sezioni Anpi di Mestre e Venezia, Unesco Club di Venezia, Giuristi democratici Venezia e l’adesione del Sindacato giornalisti Veneto.
Questa donna di 95 anni instancabile nel condurre la cultura della memoria e della lotta per la giustizia e per la libertà si presenta così:
«Mi chiamo Vera Vigevani Jarach e ho due storie: io sono un’ebrea italiana e sono arrivata in Argentina nel 1939 per le leggi razziali; mio nonno è rimasto ed è finito deportato ad Auschwitz. Non c’è tomba.
Dopo molti anni, altro luogo, in Argentina, altra storia: mia figlia diciottenne viene sequestrata, portata in un campo di concentramento e viene uccisa con i voli della morte. Non c’è tomba.
Queste due storie indicano un destino comune e fanno di me una testimone e una militante della memoria».
Il 16 ottobre 2008 il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha intitolato un bosco di Mestre a Franca Jarach, dedicandolo ai e alle desaparecidos vittime del regime dittatoriale argentino.