Coronavirus e mezzi di comunicazione sociale: ruolo e riscoperta

In News by SGV Redazione

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Sabina Fadel, della segreteria Ucsi Veneto.

«Tra le opportunità che il recente tempo di crisi ci ha offerto (non dimentichiamo che la parola crisi, dal latino crisis, sta a indicare proprio un momento di scelta, di opportunità) c’è la riscoperta dell’importanza dei mezzi di comunicazione sociale.

Quelli che nel decreto conciliare Inter mirifica, a essi dedicato, venivano definiti «meravigliosi» strumenti ma che purtroppo sempre più spesso in anni recenti sono stati considerati, talvolta anche all’interno del mondo ecclesiale, solo dei «costi», con tutto ciò che questo ha comportato in termini di scelte spesso miopi e sempre dolorose.

La pandemia da coronavirus ci ha messo dinanzi all’evidenza che tali strumenti non hanno ancora oggi esaurito il loro compito di «pulpiti» mediatici che permettono di raggiungere moltissime persone, una platea ben più ampia di quella che normalmente oggi frequenta le nostre chiese. Tutti abbiamo ancora negli occhi (grazie ai media) la piazza San Pietro deserta nella quale, lo scorso 27 marzo, papa Francesco ha pregato per la protezione dalla pandemia. Ma ricordiamo anche le tante voci, piccole e grandi, che nel silenzio assordante di questi giorni ci hanno raggiunto nel nostro isolamento per portarci speranza, per aiutarci a ritrovare senso, per lenire il nostro dolore alla luce del messaggio evangelico.

Non possiamo nascondercelo: la crisi del settore editoriale non ha purtroppo risparmiato nemmeno i mezzi di comunicazione ecclesiali e di ciò non possiamo ovviamente non tener conto. Ma non crediamo che questo sia un motivo sufficiente per condannare al silenzio questi strumenti che possono contribuire non poco a diffondere una visione cristiana della realtà che ci circonda, e farlo capillarmente perché sono in grado di parlare alle grandi platee così come alle piccole comunità di prossimità. E che richiedono, per essere efficaci, la professionalità di tanti operatori che oggi sono gli unici in grado di contrastare l’invasione delle fake news, che sanno senza paura dare voce a chi non ha voce, che sanno andare controcorrente rispetto a quel sentire comune che spesso vuole spegnere il valore e la bellezza della vita.

Con un paragone forse un po’ ardito, ma che troviamo calzante, ci pare che sia talvolta accaduto ai media cattolici quanto abbiamo visto di recente nel mondo della sanità, gestita con le logiche imprenditoriali comuni a qualsiasi azienda, dimenticandosi del suo ruolo sociale e a tutela del bene comune. E i danni che questa gestione ha comportato li abbiamo potuti toccare con mano nelle recenti settimane.

Allo stesso modo, siamo convinti che le mere logiche di mercato debbano essere tenute fuori dall’ambito delle comunicazioni sociali, soprattutto in ambito ecclesiale. Perché la diffusione del bene, dei valori evangelici non può mai rispondere solo a un conto economico. E se abbiamo sperimentato il bene che i mezzi di comunicazione sociale hanno diffuso in questo periodo, ricordiamoci di difenderli e di sostenerli e di farli crescere anche quando tutto questo sarà solo un ricordo».

Sabina Fadel, Segreteria Ucsi Veneto

 

 

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