Chi ha paura delle notizie? È la domanda che ci si pone ogni qualvolta qualche magistrato applica, con l’alibi della norma Cartabia, una sorta di censura preventiva, tacitando alla stampa sempre più notizie, arrivando a nascondere addirittura un femminicidio avvenuto ad Abano Terme.
Il Sindacato giornalisti Veneto dichiara tutto il suo sdegno di fronte alla condotta della procura di Padova che nemmeno dopo l’arresto del marito per l’omicidio della moglie ha ritenuto suo dovere informare l’opinione pubblica. Già suo dovere, perché la giustizia – è bene ricordarcelo sempre – è amministrata in nome del popolo italiano. E il popolo italiano ha il diritto di sapere dalla fonte titolata cosa è avvenuto. Un uomo nell’agosto del 2023 avrebbe ucciso la coniuge simulando un suicidio: gli investigatori smascherano la messinscena e lo scorso marzo l’indagato finisce in manette
Un fatto di cronaca di una gravità sconcertante che la Procura evidentemente non ha ritenuto di interesse pubblico e di cui si è venuti a conoscenza, quasi cinque mesi dopo, solamente grazie al lavoro zelante di un bravo giornalista del Corriere del Veneto. Persino il sindaco della città termale ha dichiarato di avere appreso la notizia, non senza disappunto e sconcerto, leggendo il quotidiano.
Qui il decreto 188, detto Cartabia, in vigore dal dicembre 2021, rispetto al quale il Sindacato Veneto fra i primi ha messo in guardia sul rischio della compressione del diritto-dovere di informare costituzionalmente tutelato, non c’entra nulla.
Nato per tutelare la presunzione di innocenza, recependo e ad avviso del Sindacato storpiando la direttiva europea cui si richiama, attribuisce
al solo procuratore della Repubblica il ruolo di comunicare notizie che lui stesso decide se essere o meno di interesse pubblico: in pratica un bavaglio inaccettabile.
Il Sindacato si chiede e chiede: cosa mai ci può essere di maggiore interesse pubblico di un femminicidio?
Tale crimine rappresenta un’emergenza nazionale, cui il Veneto purtroppo non è esente. Eppure i magistrati di Padova hanno ritenuto che l’indagine di Abano non debba essere resa nota.
Ripetiamo la domanda: chi ha paura delle notizie?
I procuratori? I politici? Gli stessi che non smettono di ripetere che l’informazione libera, indipendente, autonoma, professionale è garanzia e pilastro di una società democratica e civile contro derive autoritarie e dittatoriali.
Più e più volte il Sindacato giornalisti ha proposto e organizzato tavoli di confronto per contemperare diritto alla presunzione di innocenza e diritto di cronaca, nel rispetto di ruoli e prerogative. Il riscontro nella quotidianità è stato ed è a dir poco deludente con vicende quando non nascoste, rese note dopo mesi dagli accadimenti, sapendo bene che la notizia è una merce deperibile e l’immediatezza e l’attualità sono cifre fondanti del diritto-dovere di cronaca.