Festa del lavoro, Costante: «L’8 e il 9 giugno un voto contro la precarietà»

In Sindacale by SGV Redazione

Un atto di civiltà: aderire, informare, votare. In occasione del 1. Maggio, Festa del Lavoro, interpelliamo la segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, sui referendum dell’8 e del 9 giugno.

«Abbiamo deciso in maniera convinta di far parte del comitato referendario nazionale dopo aver visto il terremoto provocato dal jobs act anche sulla categoria dei giornalisti. Il governo Renzi ha deciso di sacrificare diritti in cambio di occupazione: in realtà è stato uno scambio win win solo per le aziende e i padroni. Guardiamo l’editoria: nel 2014 eravamo ancora sopra ai 15mila contrattualizzati, oggi siamo intorno ai 13mila. Le assunzioni sono pressoché bloccate e in linea di massima vanno a coprire il turn-over dei prepensionati con un tasso di sostituzione di uno ogni due. Oppure, se si ha un contratto di collaborazione coordinata e continuativa anteriore al 2014, ci pensa il giudice come è stato per i cococo di Gedi. Al riguardo va sottolineato che oggi gli orientamenti della magistratura del lavoro sono cambiati. Per un certo periodo anche fare causa di lavoro era diventato difficile: il lavoratore soccombente rischiava infatti di essere condannato alle spese legali e questo dato fungeva giocoforza da deterrente».

Lavoro sempre più spesso si accompagna a precarietà e addirittura a povertà: anche nel giornalismo.
«La realtà è che con il job acts  si sono persi diritti e tutele e i lavoratori, giornalisti compresi, sono diventati più poveri e più precari. Il lavoro ormai non è più elemento qualificante della dignità di ogni individuo, fondamento della Repubblica come sancito dalla nostra Costituzione. Dal pacchetto Treu in poi, l’ubriacatura di flessibilità nel lavoro ha condannato generazioni intere alla povertà e alla precarietà e a un futuro da pensionati poveri: non c’è nulla di giusto nella pensione contributiva perché se hai avuto la possibilità di una carriera in ascesa e ricca allora sarai un ricco pensionato, ma se hai avuto la sfortuna di un percorso professionale discontinuo e pure di essere stato licenziato sarai un pensionato povero. Per vivere, prima dell’euro, l’Italia svalutava la lira, dopo ha cominciato a svalutare il lavoro. I nostri salari, fermi da trent’anni, sono fra i più bassi d’Europa e continuano a perdere potere d’acquisto mentre i rinnovi contrattuali sono sempre più difficili e al ribasso».

Come si risponde a chi rilancia che il job acts ha creato almeno 800mila nuovi posti di lavoro?
«Che è una bugia. Una cosa è l’occupazione stabile, un’altra sono le assunzioni a tempo determinato, part time, stagionali, etc., ma anche cococo e partite Iva. Nel nostro mondo, stando a questo ragionamento, i posti di lavoro sarebbero anche aumentati, ma solo se si dovesse ritenere buona occupazione quella precaria e senza diritti degli oltre 10mila cococo e partite Iva sfruttati dalle aziende editoriali e che hanno un reddito complessivamente inferiore ai 18mila euro all’anno nel migliore dei casi».

Nelle redazioni, con organici ridotti all’osso e ritmi e carichi di lavoro pesanti, l’ingresso dell’intelligenza artificiale ha luci e ombre, mentre il contratto Fnsi-Fieg è scaduto da oltre dieci anni.
«Come quello di altre categorie. Ho lanciato la proposta di una manifestazione di piazza unitaria per chiedere e sostenere il rinnovo dei numerosi contratti nazionali scaduti, il 62% del totale. Si tratta non più di una questione diciamo corporativa, bensì sociale. Noi abbiamo aperto il tavolo con gli editori e il percorso non sarà facile, chiarendo da subito che rifiutiamo la logica della sottrazione di diritti acquisiti e di tutele per i nuovi e i vecchi assunti».

E riguardo all’ia?
«Ritengo sia una preziosa opportunità. Occorre innanzitutto conoscerla e gestirla e non sottovalutarla per impedire un impiego, accarezzato da alcuni editori, che sostituisca i giornalisti con il rischio, insieme al taglio occupazionale, di generare informazione acritica e manipolata con riverberi pure sul piano deontologico. La formazione professionale teorica e pratica è indispensabile con corsi qualificati. Il 7 maggio nella sede Fnsi a Roma ospiteremo una lezione con uno dei massimi esperti di ia, il professor Massimiliano Nicolini, ricercatore, formatore e divulgatore scientifico con esperienza consolidata nelle discipline BRIA (Bioinformatica, Realtà Immersiva e Intelligenza Artificiale), in particolare in relazione alle applicazioni dell’IA e della cybersecurity».

Perché votare i referendum promossi dalla Cgil?
«Per togliere precarietà, restituire diritti e più sicurezza. Come giornalisti, cittadini e cittadine, non possiamo restare indifferenti alla strage di morti sul lavoro che raccontiamo quotidianamente sulle nostre testate. Quindi non solo andare a votare ma votare sì. E anche informarsi e informare sui quesiti referendari abrogativi, al fine di favorire la partecipazione democratica all’unica forma di consultazione diretta che permette agli elettori di incidere concretamente a livello legislativo».

E oggi, Primo maggio festeggiamo il lavoro, quello dignitoso, quello che consente il riscatto sociale, quello che ci rende liberi e che non uccide.

Nella foto Fnsi, Alessandra Costante a Genova il 12 aprile per il lancio della campagna referendaria

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