L’incontro dei Comitati di redazione del Veneto ha messo in evidenza un quadro comune di forte preoccupazione per lo stato di salute del giornalismo. Le redazioni vivono ormai una condizione strutturale di carichi di lavoro insostenibili, con straordinari non retribuiti, organici ridotti all’osso e una continua sovrapposizione di mansioni. La qualità di vita dei giornalisti è compromessa da turni che spesso superano le dieci ore giornaliere, mentre la mancanza di collaboratori e operatori costringe i redattori a coprire territori vasti e a farsi carico di compiti che, da contratto, non rientrano nel nostro profilo professionale.
La situazione è aggravata da strumenti di lavoro obsoleti, da sistemi editoriali antiquati e da una totale assenza di investimenti concreti da parte degli editori, che si limitano ad annunciare progetti senza dare seguito a reali piani industriali. Si registra un’erosione progressiva dei ruoli tecnici, con prepensionamenti e uscite che non vengono sostituite, e con la conseguenza di un trasferimento delle mansioni sugli stessi giornalisti, senza alcun riconoscimento economico o formativo. Lo stesso avviene nel settore televisivo, dove i redattori sono ormai costretti a fare il lavoro dei montatori e degli operatori.
L’integrazione con il web, che dovrebbe essere la chiave per guardare al futuro, è inesistente. Non sono previsti percorsi formativi, la maggior parte dei colleghi non è coinvolta, e si crea così una frattura generazionale con la parte più giovane delle redazioni che invece guarda con attenzione a questo fronte. Il risultato è una spaccatura interna che mina il senso stesso del lavoro collettivo.
Le prospettive sono allarmanti: nei prossimi mesi, in base ai conteggi dei prepensionamenti, in alcune redazioni si prevede l’uscita fino a due terzi degli organici. I colleghi che hanno davanti a sé un futuro prossimo fuori dalle redazioni faticano a sentire come propria la battaglia per il contratto, e questo rende più difficile la costruzione di una mobilitazione condivisa. A questa emorragia non corrisponde un adeguato piano di assunzioni. Le poche nuove assunzioni avvengono attraverso deroghe sull’uso dei praticanti o mediante contratti a forfettario che di fatto scavalcano il contratto nazionale e rendono la professione economicamente sempre meno appetibile. Non solo, mentre i Cdr del Veneto ribadiscono la necessità di introdurre la settimana di 4 giorni a parità di salario per restituire i giusti spazi di vita, gli editori puntano su forfetizzazioni selvagge che impongono di lavorare 6 giorni su 7. Nel parco collaboratori, inoltre, gli under 35 sono una ristrettissima minoranza e anche qui manca ogni prospettiva di investimento.
Il problema riguarda trasversalmente tutte le testate. In alcuni casi la gestione della cassa integrazione è stata confusa, con proroghe e forzature che hanno aumentato l’incertezza. In tutte le redazioni si lavora con strumenti vecchi e carichi insostenibili, senza collaboratori a supporto e con intere zone del territorio che rischiano di restare scoperte. Nelle televisioni locali gli organici ridotti e la perdita di operatori e tecnici costringono i giornalisti a sobbarcarsi compiti impropri, mentre l’arrivo di nuove produzioni e trasmissioni aumenta ulteriormente la pressione.
In questo quadro, la professione perde sempre più attrattività. Le condizioni economiche e la qualità della vita non incentivano i giovani a intraprendere il mestiere, mentre la presenza di collaboratori e pensionati utilizzati in modo distorto continua a mascherare la mancanza di un piano serio di rilancio.
Di fronte a questo scenario, i Cdr del Veneto ritengono indispensabile dare una risposta unitaria. Occorre un piano di assunzioni che garantisca ricambio generazionale e salvaguardia dei collaboratori di riferimento, una tutela dei ruoli tecnici che non possono essere semplicemente scaricati sui giornalisti, percorsi strutturati di formazione per tutta la redazione e per i collaboratori, investimenti concreti su strumenti e tecnologie e, soprattutto, il rispetto delle regole contrattuali, a partire dal pagamento degli straordinari e dalla fine degli abusi sugli stagisti e sui praticanti.
A ottobre e novembre si aprirà un calendario di assemblee nelle redazioni venete per raccogliere contributi e rafforzare una piattaforma condivisa da portare al tavolo nazionale. Accanto a questo percorso interno che deve coinvolgere tutta la filiera della produzione dell’informazione – collaboratori, tecnici, operatori -, è necessario costruire una campagna di comunicazione esterna che informi l’opinione pubblica sulle condizioni in cui versa il giornalismo locale, perché la difesa della qualità del lavoro giornalistico coincide con la difesa del diritto dei cittadini a un’informazione libera, diffusa e di qualità.
I Cdr del Veneto si impegnano a trasformare le criticità emerse in una piattaforma di rivendicazioni chiare e concrete, a sostegno della mobilitazione per il rinnovo del contratto nazionale. L’obiettivo è garantire futuro, dignità e qualità a una professione che oggi rischia di essere svuotata dall’interno.


