Giulietti a Mestre: «L’attacco alla libertà di stampa è la spia del fastidio per ogni tipo di controllo»

In Eventi by SGV Redazione

Il vero obiettivo in Italia e a livello internazionale è la divisone dei poteri e colpisce congiuntamente i giornalisti, i magistrati, il parlamento che ratifica e non si riunisce, il pensiero critico e il dissenso sociale. Le querele bavaglio vanno contro cronisti, scrittori, vignettisti, storici perché si è allargata l’ampiezza del fastidio per ogni tipo di controllo. Si vuole cancellare la mediazione: da quella dell’informazione professionale a quella degli organismi sovranazionali come la Corte penale dell’Aia. A dirlo è Beppe Giulietti, coordinatore nazionale di Articolo 21, durante l’incontro organizzato dall’associazione a Mestre, venerdì 21 febbraio, sul tema “No, non ce lo chiede l’Europa. Media, libertà e indipendenza a rischio, la Commissione Ue a sostegno dei giornalisti”, a ridosso delle elezioni per il rinnovo della governance dell’Ordine. Giulietti, invitando all’obbedienza civile alle norme esistenti contro chi intende eliminarle – dal Media Freedom Act, alle sentenze della Cedu, alla Costituzione che tutelano la libertà di stampa – lancia due proposte: presentare un esposto alla Commissione europea affinché venga reso pubblico l’elenco, depositato al Copasir, dei giornalisti intercettati e spiati dal 2007 a oggi cos’ come l’elenco dei giornalisti intercettati al porto di Trapani, e sollecitare la convocazione in Italia di tutte le istituzioni europee dei giornalisti per chiedere che si apra, come successo in Ungheria, un monitoraggio sui giornalisti allo scopo di verificare la reale situazione.

Insomma in Italia chi ha paura delle notizie? Al tavolo dei relatori, sotto la regia di Gianluca Amadori, coordinatore del Gruppo informazione e giustizia del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, si sono succeduti colleghi, docenti universitari, magistrati. Tutti hanno sottolineato come le recenti riforme legislative in materia di informazione (dal decreto Cartabia alla modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare) in primo luogo non siano state sollecitate all’Italia dall’Europa, ma siano il frutto di una scelta politica precisa che mira a ridurre gli spazi di informazione e a privare quindi i cittadini del diritto di essere compiutamente e tempestivamente informati. La professoressa Marina Castellaneta, docente di diritto internazionale all’università di Bari, ha precisato come le indicazioni europee sulla presunzione d’innocenza vadano in direzione contraria rispetto alle riforme di casa nostra. Diego Neri, responsabile del settore legalità del Sindacato giornalisti Veneto, ha ricordato le difficoltà dei cronisti nel raccogliere e verificare le notizie in maniera tempestiva, indicando come il silenzio delle fonti nulla abbia a che vedere con la presunzione d’innocenza invocata dalla politica per l’introduzione del decreto Cartabia. Giancarlo Buonocore, magistrato in pensione e già avvocato generale dello Stato a Venezia, ha evidenziato le numerose incongruenze del testo legislativo; Dimitri Bettoni, dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, ha dimostrato con i numeri la portata dell’attacco alla stampa in Europa e in Italia, sullo sfondo anche del recente caso di Paragon, dove il Media freedom rapid response ha individuato almeno quattro fronti di criticità nel 2024: 283 violazioni all’indipendenza dei cronisti, l’ingerenza della politica sulla gestione dei media, le concentrazioni proprietarie delle aziende editoriali, le cosiddette Slapp.

A concludere la mattinata è stato Carlo Bartoli, presidente del Cnog, che ha rivendicato con forza il ruolo di garante e di rappresentanza dell’Ordine che va rafforzato e non affossato, invitando la categoria a mobilitarsi contro ogni forma di bavaglio, ritrovando unità e convergenza di intenti.

 

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