Carcere e lavoro, la “seconda chance” che a Verona ha convinto

In Eventi, Formazione by SGV Redazione

Carcere e lavoro, un appuntamento voluto da Ateneo Veneto e condiviso dal Sindacato giornalisti Veneto, cui ha partecipato, tra gli altri il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari. L’incontro, che si è svolto a Verona ha avuto anche l’adesione del Comune scaligero.
Davanti a un folto pubblico si è parlato della legge Smuraglia, introdotta nel 2001, che promuove il lavoro come strumento di riabilitazione, permettendo ai detenuti di acquisire una nuova opportunità di vita una volta scontata la pena.
All’evento ha partecipato l’associazione Seconda Chance, che ha come obiettivo quello di dare una nuova prospettiva a chi si è trovato in difficoltà, offrendo formazione professionale e opportunità lavorative per favorire il reinserimento sociale dei detenuti. E sia la presidente nazionale Flavia Filippi che la sua referente per il Triveneto Giovanna Pastega, entrambe giornaliste, hanno evidenziato quanto sia importante dare lavoro ai detenuti e veicolare una informazione corretta. Al riguardo, a breve partirà un accordo già siglato con la nota catena di fast food McDonald’s: «Tutti possono assumere un detenuto», ha detto Filippi, «tre mesi, poi se non va bene, non se ne fa niente. Non ci sono legami definitivi, non si deve aver paura di dare una seconda chance».
La legge Smuraglia è poco conosciuta, ma è «un’opportunità per le aziende e non è beneficenza», come ha sottolineato Ostellari che ha ribadito come avere un lavoro impedisca recidive, considerato che il 70% dei detenuti entrano in carcere per la seconda volta. Il sottosegretario ha citato ad esempio Bollate, Opera, Due Palazzi, dove grazie al lavoro è diminuita la conflittualità.
La legge Smuraglia, finanziata ancora dal governo (ha un avanzo di tre milioni), consente ai detenuti di svolgere lavori dentro e fuori le strutture carcerarie, con l’intento di riabilitarli e prepararli ad affrontare la vita al di fuori del carcere una volta che la pena sia scontata. Secondo questa legge, infatti, il lavoro rappresenta uno dei principali strumenti per la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone che hanno commesso reati, dando loro  appunto una “seconda chance” di redimersi.
L’occasione formativa si è chiusa con una tavola rotonda tra i rappresentanti delle varie categorie: Confindutria, Confartigianato, Ance, Confcommercio. Da più parti è stato ribadito come si dovrebbero far coincidere le necessità dei due mondi, quello carcerario e quello «fuori»: orari di lavoro compatibili con i rientri in carcere, possibilità di trasferimenti agevoli per chi dal carcere va al lavoro. Ma anche lavoro in carcere, a Montorio veronese, per esempio ci sono grandi capannoni che possono essere utilizzati dalle aziende a costo zero che potrebbero impiegare personale detenuto, per dare così modo, una volta espiata la pena di essere formati. Tra i relatori Rosella Santoro, provveditrice regionale del Veneto-Friuli Venezia Giulia-Trentino Alto Adige, Lina Di Domenico, capo dipartimento organizzazione penitenziaria, Carlo Trestini, presidente Ance Verona, Daniele Minotto, vicedirettore Associazione Veneziana Albergatori, Giorgia Speri, segretaria provinciale Confartigianato Imprese Verona, Liana Laiti, referente ufficio Affari Speciali Confindustria Verona, Alessandro Tapparini per Federalberghi Verona, Paolo Artelio, presidente Fipe Confcommercio Verona, tutti moderati da Antonella Magaraggia presidente Ateneo Veneto. A portare i saluti di sgv, la consigliera Alessandra Vaccari.

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