«Né manettari né forcaioli. Chiediamo rispetto per il nostro lavoro di giornalisti che tutela il diritto della comunità a essere informata in maniera completa e accurata». Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, ha concluso così il convegno organizzato a Zelarino (Ve) dal Sindacato giornalisti Veneto sui bavagli normativi alla libertà di stampa, dal decreto Cartabia all’emendamento Costa: «Non posso sentire che queste modifiche, la prima introdotta più di due anni fa, la seconda che sta per concludere l’iter di approvazione in Senato, sono state adottate perché ce lo chiede l’Europa. Dissento in pieno. L’Europa ci chiede da tempo di intervenire in materia di querele bavaglio, di minacce ai cronisti, di protezione ai cronisti, di giusta retribuzione. Eppure l’attenzione dei politici italiani sembra solo rivolta ad attaccare l’indipendenza di chi fa informazione».
È stato un dibattito ad alta tensione che ha visto protagonisti, su fronti opposti, davanti a un centinaio di persone, anche l’onorevole Enrico Costa e il senatore Pierantonio Zanettin, l’avvocato penalista Alessandro Rampinelli, il giudiziarista Ivano Tolettini, Gianluca Amadori per l’Ordine nazionale dei giornalisti, l’ex avvocato generale della Procura della Corte d’Appello di Venezia, Giancarlo Buonocore, la professoressa Marina Castellaneta, docente di diritto internazionale e fra le massime esperte di tutela delle fonti.
Tanto i parlamentati, quanto il legale, seppur con accenti diversi, hanno negato che le modifiche introdotte dal decreto 188 e dalla revisione dell’articolo 114 del Codice di procedurale penale siano dei bavagli.
Zanettin e Costa si sono scagliati contro il giornalismo che sposa l’accusa aprioristicamente e si dimentica della presunzione di innocenza. Rampinelli invece ha puntato l’indice sul fatto che gran parte degli articoli di cronaca giudiziaria si concentra sulla fase preliminare, trascurando quindi la fase dibattimentale dove interviene la difesa.
Per Tolettini gli interventi legislativi in essere corrono il rischio di amplificare l’utilizzo della cronaca giudiziaria come arma politica, mancando quindi l’obiettivo dichiarato di garantire l’indagato. Amadori ha posto l’accento sul fatto che ogni singolo provvedimento si contestualizza nell’unico disegno di limitare il diritto di cronaca a tutela dei potenti.
Buonocore ha auspicato a non trattare eventuali patologie come prassi, affermando che troppo spesso l’opinione pubblica è considerata a torto incapace di spirito critico.
Netta la presa di posizione di Castellaneta che, carte alla mano, ha dimostrato come la direttiva europea invocata per la Cartabia e per l’emendamento Costa, non contenga alcun riferimento ai contenuti introdotti nella legislazione italiana. Al contrario prevede un rafforzamento del ruolo critico e dell’indipendenza dell’informazione: «La vera tutela dell’indagato la si ottine piuttosto con la riduzione dei tempi del processo» ha chiosato.
A introdurre i lavori, moderati da Diego Neri componente del direttivo Sgv, è stata la segretaria regionale del Sindacato, Monica Andolfatto, che ha denunciato le difficoltà quotidiane che i cronisti incontrano, a seguito della riforma Cartabia, nello svolgere il proprio lavoro impossibilitati a un contatto diretto con le fonti e a verificare le notizie: «Questa mattinata di approfondimento si inserisce nella mobilitazione nazionale contro la “censura” di Stato e per rilanciare la stagione del rinnovo contrattuale e contro il precariato dilagante».