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Scrive di un arresto: gogna social inaccettabile contro la giornalista

In Sindacale by SGV Redazione


#staizittagiornalista: inaccettabile gogna social contro la cronista che scrive dell’arresto di un trentenne per possesso di stupefacenti. Insulti sessisti e volgari, allusioni becere, accuse di rovinare famiglie pubblicando le generalità dell’indagato.

Succede a Cittadella. Succede alla collega Silvia Bergamin, corrispondente per l’Alta Padovana de Il Mattino di Padova. Succede nella pagina facebook “seidicittadellase” che conta 12.754 iscritti.

Una sessantina i commenti quasi tutti contro la giornalista, attaccata per aver svolto il suo dovere di cronaca. Il Sindacato giornalisti Veneto e l’Assostampa padovana, oltre a esprimere piena solidarietà, le saranno al fianco nelle iniziative che la collega deciderà di intraprendere a propria tutela, a cominciare dalla denuncia per diffamazione. Azioni del genere non vanno sottovalutate né ignorate né banalizzate: serve reagire in maniera forte e decisa contro questi conigli da tastiera.

A innescare la sequela di commenti un amico dell’arrestato, rintuzzato da un altro amico: i loro nomi infatti figurano tra le amicizie nel profilo fb del trentenne.

E come al solito non si trova di meglio che apostrofare la collega con epiteti da meretricio, più affaccendata a stare sotto la scrivania di qualche maresciallo che a verificare le notizie, chiacchierata dai più in un paese piccolo con la gente che mormora, e che riporta cose non vere, fregandosene della privacy e altre amenità. Emerge in modo netto la volontà di screditare pubblicamente insieme alla professionalità e alla credibilità pubblica anche la personalità.

C’è da dire che, non appena avvertito, l’amministratore della pagina ha rimosso immediatamente tanta produzione di insolenze, offese, istigazione. Ma la macchina del fango si era già messa in moto.

«Confesso che una cosa del genere – dichiara piuttosto scossa Bergamin – non me la sarei mai aspettata. Certo il nostro mestiere ti espone, può creare dei malumori, ma una valanga di m… e di odio tale no, non me la sarei mai aspettata. Quello che più ferisce è la natura discriminatoria di questa aggressione perché sono donna. E anche il fatto che non viene riconosciuto il diritto di cronaca e di essere informati come valore, come patrimonio collettivo. Ho riportato un fatto di cronaca, un comunicato dei carabinieri, un fatto vero. Di una persona che è stata arrestata perché è stata sorpresa con due etti di droga. Ripeto una simile violenza non ha alcuna giustificazione. Denuncerò l’accaduto e un eventuale risarcimento sarà devoluto al centro antiviolenza di Padova».

#giornalistastaizitta è titolo del libro inchiesta che le colleghe Silvia Garambois e Paola Rizzi hanno pubblicato da poco e che analizza il fenomeno dell’hate speech delle zoombombing, mettendo insieme, in drammatica successione, attacchi che scaturiscono da situazioni di diverso tipo – fatti di cronaca, questioni di rilevanza politica, atti di criminalità – e che colpiscono con particolare acredine e violenza proprio le giornaliste, in quanto giornaliste e in quanto donne.

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