Una lettera aperta al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, oggi giovedì 9 luglio a Venezia, affinché sensibilizzi le Regioni sul problema del precariato e dello sfruttamento dei collaboratori, giornalisti non dipendenti, fondamentali e strategici per l’informazione locale.
Questa l’iniziativa assunta, insieme al Sindacato giornalisti Veneto, dai rappresentanti del lavoro autonomo veneti con incarichi nella giunta regionale Sgv, nella Commissione regionale, nella Commissione e assemblea nazionali freelance che si sono riuniti ieri per discutere le azioni da mettere in campo a sostegno anche delle numerose vertenze in atto a seguito dell’annuncio di tagli selvaggi e unilaterali a compensi già al limite della dignità professionale che in queste settimane si stanno registrando in tutta Italia: fra gli altri, i casi del Messaggero di Roma, dell’Ansa, della Gazzetta dello Sport, senza dimenticare la pesante sofferenza che stanno patendo i collaboratori della Gazzetta del Mezzogiorno, senza pagamenti da oltre un anno. Il timore è che nei prossimi mesi anche altre aziende, dopo aver fatto ricorso a stati di crisi, contratti di solidarietà, cassa integrazione per i dipendenti, siano tentate di scaricare ulteriormente i costi della crisi sull’anello più debole della filiera senza diritti e senza tutele.
Questo il testo della lettera fatto recapitare al ministro
“Le scriviamo questa lettera aperta in occasione della Sua visita in Veneto per i 50 anni dalla nascita delle Regioni a statuto ordinario e per la riunione della Conferenza Stato-Regioni allo scopo di sensibilizzarla sul precariato giornalistico che mostra il suo volto più feroce in particolare nel mondo dell’informazione locale in tutto il Paese.
Quell’informazione che è fondamentale per dare voce alle istanze delle tante realtà che compongono non solo il Paese, ma anche le stesse Regioni e che faticano a trovare la ribalta nazionale. Quell’informazione che è fondamentale per lo sviluppo e la crescita di una società democratica, solidale, consapevole.
Precari, freelance, collaboratori, meglio chiamarli giornalisti non dipendenti o cottimisti della notizia, senza tutele e senza garanzie sono oggetto in queste settimane di tagli indiscriminati e unilaterali ai compensi già di per sé esigui (si parte in media dai 5 e raramente si arriva ai 20 euro lordi a pezzo), con editori che scaricano sull’anello più fragile della filiera informativa il prezzo più alto della crisi Covid.
Un esercito di invisibili che rischia di essere confinato sulla soglia della sopravvivenza e che il sindacato unitario di categoria (Fnsi e Assostampa regionali) stanno cercando da anni di rappresentare scontrandosi con editori che il più delle volte rifiutano il dialogo. Editori che hanno come unica strategia di contrasto del declino settore – avviato ben prima della pandemia – il taglio indiscriminato dell’occupazione e l’alimentazione del precariato selvaggio, senza reali e concreti piani di investimento in risorse umane e tecnologiche e in progetti editoriali innovativi.
Per questo chiediamo un Suo interessamento affinché ascolti questo grido di aiuto e si faccia interprete con il Governo ma anche con i presidenti di Regione per una presa in carico concreta di questo fenomeno, agendo nell’immediato, ma anche nel futuro prossimo con interventi mirati per il rilancio del settore nel suo complesso, dentro e fuori le redazioni.
E’ urgente che da subito gli editori considerino il 2020 una sorta di “anno bianco” garantendo ai non dipendenti i livelli retributivi pattuiti al di là del numero dei servizi effettivamente prodotti e che non riducano i tariffari in essere.
E’ urgente che da subito le Regioni prevedano dei sostegni economici pubblici da destinare al settore dell’editoria con particolare attenzione al reddito dei giornalisti non dipendenti.
È urgente che la Commissione equo compenso Giornalisti (legge 233/2012) arrivi a compiere il suo lavoro di determinazione di un compenso giusto per chi fa del racconto del reale il proprio lavoro, e che il Governo cancelli una volta per tutte l’istituto della collaborazione coordinata continuativa, strumento dietro al quale quasi sempre si nascondono sfruttamento e paghe al di sotto del rispetto e della decenza.
Si tratta di una battaglia innanzi tutto di civiltà, di dignità del lavoro, di democrazia, di tutti: perché l’informazione di qualità, l’informazione professionale, l’informazione autorevole è vitale e lo abbiamo sperimentato sul campo in questi mesi tremendi di emergenza sanitaria quale argine – e non solo – alle fake news e non può essere pagata qualche euro a pezzo”.
Monica Andolfatto, segretaria regionale Sindacato giornalisti Veneto
Nicola Chiarini, referente Lavoro autonomo giunta regionale Sindacato giornalisti Veneto
Giovanni Monforte, rappresentante veneto Commissione lavoro autonomo nazionale Fnsi