«Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, e l’intero Esecutivo continuano a seguire da vicino l’evolversi della situazione, pronti ad attivare qualsiasi strumento a sostegno della mobilitazione in atto tra le colleghe e i colleghi del Gruppo Gedi, in ansia per il futuro assetto proprietario in particolare delle testate nordestine». Così Gianluca Amadori, componente dell’Esecutivo dell’Odg nazionale e del direttivo del Sindacato giornalisti Veneto.
È della scorsa settimana il documento con cui lo stesso Consiglio nazionale dell’Ordine ha espresso solidarietà alle giornaliste e ai giornalisti del gruppo Gedi che hanno confermato lo stato di agitazione dopo le circostanziate notizie sulla trattativa in corso tra la proprietà e alcune cordate di industriali per la cessione delle storiche testate del Nordest: il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo. A cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova.
«Il Cnog – si legge – esprime preoccupazione per i rischi che l’operazione potrebbe avere e auspica che il Governo vigili sull’operazione a tutela della informazione professionale che è presidio di democrazia».
Il documento quindi riporta quasi integralmente il testo del comunicato del coordinamento dei comitato di redazione del Gruppo che comprende anche La Repubblica, La Stampa, il Secolo XIX, La Sentinella Canavese, la Provincia Pavese, Radio Capital, Gedi Visual. I rappresentanti sindacali puntano il dito contro «una mera logica di “compra-vendita” finalizzata innanzitutto a svuotare le redazioni e a tagliare i costi, dimostrando uno sconsiderato disimpegno dal settore editoriale a favore dell’infotainment, verso il quale sono invece stati indirizzati molti investimenti, con l’acquisto di siti e start-up». E ancora: «Ora le nuove trattative sono motivo di grande preoccupazione per le redazioni che assistono a un progressivo e continuo impoverimento delle testate e per l’assoluta irrazionalità di una compagine che tre anni fa ha acquistato il più grande gruppo editoriale italiano, fra roboanti annunci di sviluppo dell’informazione, per poi iniziare subito a dismetterlo, pezzo dopo pezzo, con la già conclusa cessione de Il Tirreno, La Nuova Sardegna, le Gazzette, La Nuova Ferrara, MicroMega e da ultimo dello storico settimanale Espresso, simbolo del giornalismo d’inchiesta in Italia». Con il monito finale: «È tutta l’informazione a essere a rischio se passa la logica che i giornali possono esistere solo tagliando compensi e posti di lavoro».