I pensionati al lavoro e i giornalisti assunti messi in cassa integrazione

In News, Sindacale by SGV Redazione

Nelle giornate in cui la Fnsi ha lanciato la mobilitazione nazionale per chiedere al Governo di aprire un tavolo sul futuro dell’informazione come “bene comune” rivendicando dignità, lavoro e libertà contro precariato, sfruttamento e bavagli, ecco cosa succede nelle testate del presidente della Fieg, la Federazione italiana editori giornalisti. Si mettono in cassa integrazione i giornalisti assunti e si fanno lavorare i giornalisti pensionati. Non c’è previdenza senza lavoro, non c’è dignità senza lavoro, non c’è libertà senza lavoro: lavoro regolare però in grado di garantire un reddito equo a tutela anche degli istituti di categoria, dall’Inpgi alla Casagit, e, cosa non secondaria, a tutela anche di una informazione di qualità.

Riceviamo e rilanciamo la denuncia del Coordinamento dei Comitati di redazione dell’Editoriale Nazionale: Qn, Carlino, Nazione, Giorno

“Pensionati che scrivono e giornalisti assunti a casa in cassa integrazione. È questa l’ennesima trovata di Andrea Riffeser Monti (editore di Qn, il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno e presidente della Fieg), per ridurre i costi del lavoro nei suoi giornali.

Una strategia ben precisa: affidare la scrittura di gran parte degli articoli a giornalisti in pensione da anni, pagati pochi euro visto che tanto ricevono mensilmente una pensione dall’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti a un passo dal fallimento, e intanto tagliare le retribuzioni dei giornalisti assunti a tempo indeterminato, compresi collaboratori fissi e corrispondenti,  attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali che a loro volta pesano sull’Inpgi.

Per rendersi conto di tutto questo basta sfogliare il Qn oggi in edicola (o anche quello di ieri o del giorno prima) dove i servizi su una tragedia come quella della funivia di Stresa sono appaltati a un pensionato (nonostante il Gruppo abbia centinaia di giornalisti), così come avviene per tanti altri articoli firmati da pensionati, non solo nella cronaca, ma anche negli spettacoli, nell’economia o nel tempo libero o nello sport, con tanto di commenti in prima pagina…

Se togliessimo i loro articoli il giornale oggi in edicola sarebbe dimezzato. Purtroppo nella stragrande maggioranza non si tratta di notizie in esclusiva o inchieste, ma di comunicati e agenzie di stampa riscritti dai colleghi, pensionati e prepensionati con costi pesantissimi per le casse degli istituti della categoria. Altro che spazio ai giovani.

Visto che tutto questo accade da anni, nonostante le nostre ripetute proteste e sollecitazioni a valorizzare le risorse interne, come giornalisti dell’Editoriale Nazionale ci viene il sospetto che sia una precisa strategia. Se così non è chiediamo di dimostrarlo a editore e direttore: già da domani eliminate dai giornali e dai siti internet del Gruppo tutti gli articoli dei colleghi pensionati.  Allo stesso tempo invitiamo capi redattori e responsabili degli uffici ad azzerare le richieste di servizi ai pensionati per non rendersi complici di questa politica che danneggia tutti noi e la categoria.

E ai pensionati chiediamo infine di astenersi dal produrre servizi, lasciando finalmente spazio ai giovani e contribuendo così al salvataggio dall’Inpgi dalla quale dipende il loro reddito mensile”.

 

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