Mariangela Gritta Grainer, dalla parte di lei: e delle giornaliste

In Sindacale by SGV Redazione

Un otto marzo di impegno civile e dalla parte di lei. Quest’anno il Sindacato giornalisti Veneto lo dedica a Mariangela Gritta Grainer, per la sua passione, per la sua determinazione, per la sua resilienza nel contrastare le ingiustizie, le disuguaglianze, le discriminazioni non solo al femminile, soprattutto al femminile. E per il suo essere “partigiana”, schierata per i diritti, la Costituzione, la pace, la libertà di informazione quale presupposto fondamentale di una società democratica e inclusiva.

Docente di matematica, preside di un liceo artistico, parlamentare negli anni Novanta, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla attuazione della politica di cooperazione con i paesi in via di sviluppo e in seguito consulente, referente dell’associazione Ilaria Alpi, portavoce del movimento #noinonarchiviamo, presidente di Articolo21 Veneto.
Soprattutto una donna alla ricerca della verità che “odia gli indifferenti” e che è scesa in campo e continua a scendere in campo al fianco dei giornalisti e delle giornaliste, tutti e tutte, in particolare di quanti e quante fanno inchieste dando corpo e sostanza al diritto-dovere di informare.

Il nome di Gritta Grainer è legato a filo doppio al nome di Ilaria Alpi, la collega della Rai assassinata, insieme all’operatore Miran Hrovatin, in Somalia a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. A distanza di quasi trent’anni da quel “giorno più crudele” la battaglia per fare definitiva chiarezza sulla tragica morte dei due cronisti continua, specie ora che Giorgio e Luciana Alpi, genitori di Ilaria, se ne sono andati: «Risulta tutto più difficile – ha dichiarato Gritta Grainer in uno dei tanti dibattiti per non dimenticare – ma noi abbiamo il dovere di continuare nella loro e nella nostra richiesta di verità e giustizia chiedendo innanzi tutto di non archiviare l’inchiesta e di rinnovare la memoria come testimonianza civile e crescita democratica».

In tale orizzonte Mariangela Gritta Grainer c’è. C’è sempre anche lontano dai riflettori della cronaca, dalle luci della ribalta. Ovunque la chiamino, per intitolare una scuola, una strada, una biblioteca a Ilaria Alpi, inaugurare un murales, partecipare a una tavola rotonda, concedere un’intervista, dal paesino al capoluogo di regione lei risponde, girando l’Italia in lungo e in largo, collegandosi on line, inviando contributi scritti o video.
Mariangela Gritta Grainer c’è quando insorge la necessità di dare voce alle donne che non ce l’hanno, le afghane, le iraniane, le ucraine, le russe che non sono con Putin, le italiane uccise dagli uomini che dicono di amarle.

Mariangela Gritta Grainer semplicemente è una certezza, con quella nuvola candida riccia a farle da cornice al viso scolpito su cui spiccano azzurri gli occhi curiosi, a tratti severi come il carattere che non fa sconti, esigente nella lealtà propria e altrui.
Una donna coraggiosa che sa cos’è la sofferenza e per questo la combatte e che sa quanto è stato difficile e per certi versi lo è anche oggi, essere donna, madre, lavoratrice in un mondo che stenta a dare piena cittadinanza all’”altra metà del cielo”.

«Dobbiamo parlare di più delle donne, dei loro problemi, delle loro difficoltà, e dei loro successi, anche di chi non c’è più per dare nuova luce alle stelle morte».
Di qui l’idea della rubrica intitolata non a caso “Dalla parte di lei” (dal romanzo di Alba De Cespedes) sul sito di Articolo21, che puntuale ogni ultimo lunedì del mese «ci aiuterà a conoscere e ad apprezzare figure di donne che ci hanno preceduto e che hanno lasciato una forte impronta della loro presenza, lanciandoci dei messaggi ancora carichi di una valenza simbolica».

Fra queste anche il ritratto di un’altra giornalista cara a Gritta Grainer e a tutte/tutti noi: Tina Merlin, la corrispondente da Belluno per L’Unità che per prima e inascoltata aveva messo in guardia sui pericoli legati alla costruzione della diga sul Vajont. Come Ilaria Alpi era andata fra la gente, l’aveva ascoltata, si era documentata, si era preparata: fu persino denunciata per procurato allarme, processata e assolta. Tutto finì alle 22.39 del 9 ottobre 1963: un paese cancellato, Longarone, 1.917 morti. «Non pensava – scrive Gritta Grainer – alle donne come un soggetto debole ma il soggetto forte in grado di produrre cambiamenti radicali: ”…la società nazionale e bellunese non potrà mai cambiare, mai progredire senza l’apporto femminile anche e soprattutto nel campo pubblico … là dove si discutono e si impostano i problemi della collettività costituita in maggioranza da donne. Non si potrà mai parlare … di democrazia fintanto che le donne non avranno assunto il posto loro dovuto negli organismi pubblici”.
Dichiarazioni che risalgono agli anni Sessanta e che sono di una attualità disarmante e amara.

«Non sono una giornalista» precisa sempre Mariangela Gritta Grainer. Ma della giornalista d’inchiesta ha tutte le caratteristiche: l’approccio critico, la ricostruzione maniacale del contesto, l’analisi documentale puntuale e approfondita, il coraggio di andare contro il senso comune e i poteri forti, una scrittura scarna e lineare, lo studio e la fatica nella ricostruzione più verosimile dei fatti, la convinzione che a vincere è il lavoro di squadra. Fra le donne e fra gli uomini.
Grazie Mariangela.

Per approfondire

Dalla parte di lei

Intervista a teatro

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