I cdr veneti alla conferenza nazionale sul contratto: difendere i diritti significa difendere la professione

In Sindacale by SGV Redazione

Alla Conferenza nazionale dei cdr convocata il 9 aprile a Roma per discutere sul rinnovo del contratto di lavoro Fnsi-Fieg c’erano anche i rappresentanti  delle principali realtà editoriali attive in Veneto. La delegazione, guidata dal vice segretario di Sgv, Massimo Zennaro, era composta da Alessio Antonini (Corriere), Roberta De Rossi (Nem, la Nuova Venezia), Camilla Ferro (Athesis, L’Arena) , Marco Aldighieri, Fulvio Fenzo e Michele Fullin (Il Gazzettino), Andrea Rossini (Tgr Rai Veneto).

Tutti hanno firmato il documento approvato dall’assemblea che affida alla Giunta Fnsi, un iniziale pacchetto di cinque giorni di sciopero nel caso la trattativa avviata con la controparte non venga ritenuta soddisfacente.

Gli interventi dei colleghi della nostra regione sono stati all’insegna della difesa dei diritti di tutti, dentro e fuori le redazioni, che si traduce nelle difesa della professione così come declinata dall’articolo 21 della Costituzione, invitando a riflettere sull’eventualità della settimana corta, spalmando le 36 ore su 4 giorni, sulla inaccettabile commistione tra informazione e pubblicità, sulla deriva costituita dalla dilagante organizzazione di “eventi”,  sulla necessità di valorizzare gli articoli 2 e 12 e sull’urgenza di stabilizzare i cosiddetti precari.

Il testo del documento assembleare tocca tutti i punti qualificanti dal punto di vista sindacale per mettere in sicurezza chi sta lavorando e chi lavorerà nel settore. Si legge che è «fondamentale per lo sviluppo dell’informazione in Italia che il nuovo contratto garantisca retribuzioni adeguate che tengano conto della reale perdita del potere d’acquisto accumulata nei dieci anni di latenza contrattuale.
E ancora che «Il giornalismo è centrale per la vita democratica del Paese e questa centralità richiede che nell’informazione possano lavorare giovani brillanti e altamente professionalizzati i quali hanno diritto di essere pagati in modo adeguato. Allo stesso tempo i colleghi che sono già al lavoro non vogliono, non possono e non devono retrocedere dai diritti acquisiti che hanno evitato che fossero travolti dalla crisi che, tuttavia, si è sentita fortemente sui redditi».
Il nuovo contratto, prosegue il documento «deve guardare al futuro dell’editoria senza lasciare indietro nessuno, contemplando le nuove figure professionali, occupandosi di intelligenza artificiale ed equo compenso per la cessione dei contenuti sul web. Allo stesso tempo deve tutelare i colleghi più deboli, a cominciare dagli articoli 2 e 12, aprendo prospettive di stabilizzazione e compensi adeguati per gli autonomi e i precari. In questi anni di stati di crisi ripetuti  il costo del lavoro per gli editori è diminuito sensibilmente e di questo si sono fatte carico redazioni decimate, dove spesso per colmare le carenze di organico sono state utilizzate impropriamente le collaborazioni dei pensionati, che ora vanno necessariamente limitate. Nello stesso periodo, il contratto è stato destrutturato dalle aziende editoriali grazie ad accordi capestro di secondo livello o individuali come i forfait al ribasso».

 

Condividimi: