Una leggenda della pallavolo mondiale, un pubblico numeroso e attento, un dialogo che ha unito esperienze di campo, riflessioni sulla comunicazione e sguardi rivolti al futuro. La serata andata in scena a Palazzo Crepadona, sede della Biblioteca nel cuore di Belluno, ha centrato l’obiettivo: approfondire la relazione tra sport e narrazione attraverso le parole e l’esperienza di Lorenzo Bernardi.
L’incontro – dal titolo “Dal campo alla panchina: chiavi di lettura per una narrativa sportiva consapevole” – è stato promosso da Assostampa Belluno con il Sindacato giornalisti Veneto e la collaborazione della società Dolomiti Volley Asd.
Valido anche come corso di formazione per giornalisti, l’appuntamento, introdotto dal presidente di Assostampa, Ilario Tancon, e dal consigliere Marco D’Incà, ha registrato il tutto esaurito e coinvolto molti giovani. Proprio a loro, Bernardi – campione del mondo, già eletto “pallavolista del ventesimo secolo” dalla Federazione internazionale e oggi allenatore della Igor Gorgonzola Novara, fresca vincitrice della Coppa Cev – ha rivolto le parole più significative: «Dare il meglio di se stessi significa aver già vinto, indipendentemente da risultati, classifiche e medaglie. Non ci si può allenare sempre al 100 per cento: ma se un giorno si può dare il 60, anche quel 60 rappresenta il massimo».
Per Bernardi, lo sport è prima di tutto un linguaggio. E le parole contano: non solo nel rapporto con i media, ma nella gestione dei gruppi, nella trasmissione dei valori, nella costruzione della fiducia. Temi centrali all’interno della sua attuale esperienza da allenatore – sia al maschile, sia al femminile – con l’ulteriore sensibilità richiesta da due mondi che, pur condividendo regole e spazi, vivono dinamiche psicologiche differenti.
Durante la serata, non sono mancate le domande sul ruolo dell’informazione sportiva e sul modo in cui si racconta (o dovrebbe essere raccontato) lo sport oggi. La leggenda del volley ha sottolineato l’importanza della responsabilità comunicativa, tanto da parte degli atleti, quanto dei giornalisti: perché il linguaggio incide nella percezione pubblica, nella motivazione di chi pratica una determinata disciplina e nel rispetto delle persone coinvolte.
A fare da cornice alla serata, un confronto aperto, sincero, capace di alternare ricordi di campo, aneddoti, emozioni e passioni. E dal quale il pubblico ha ricavato l’immagine di un campione che, anche nella parola, conserva la stessa lucidità, disciplina e profondità che lo hanno reso grande sotto rete.