Premio Zanfron, il fotogiornalismo testimone del tempo con la faentina Nicoletta Valla

In Assostampa provinciali, Sindacale by SGV Redazione

Dalla tragedia del Vajont all’alluvione dell’Emilia Romagna: scatti in bianco e nero e scatti a colori, il cui filo conduttore è un’unica cromia, quella del fango che fa da sfondo a disperazione, rabbia, strazio. Cambiano gli scenari. A non cambiare sono gli occhi, gli sguardi di chi si trova a subire i disastri causati dall’incuria e della negligenza dell’uomo.

Bepi Zanfron aveva 31 anni quando, sotto choc – come ha ricordato il figlio Luca anche lui fotografo – ha dovuto fissare sulla pellicola, per agenzie e quotidiani come il Gazzettino, la morte e la distruzione provocata dalla frana del monte Toc nel lago artificiale della diga voluta, anzi imposta, dalla Sade: 1910 vittime e un paese, Longarone, cancellato dalla valle del Piave; era il 9 ottobre 1963.

Nicoletta Valla, di anni ne ha 25, e per il Resto del Carlino, ha documentato con le sue foto il dramma della sua Faenza e di altri centri del ravvenate travolti dall’acqua lo scorso maggio e vuole fare la fotoreporter.

Una selezione delle loro istantanee, scattate a distanza di 60 anni le une dalle altre, ha dato vita alla mostra “Testimoni del tempo – Quando le immagini raccontano la storia”, edizione speciale nel 60esimo del Vajont, del Premio Giuseppe “Bepi” Zanfron, che nelle intenzioni dei promotori, Assostampa Belluno e Sindacato giornalisti Veneto, vuole sottolineare ancor più l’identità del riconoscimento intitolato a Zanfron, vale a dire l’importanza e la necessità del fotogiornalismo professionale, specie nella società dell’immagine quale è quella contemporanea; specie in questo momento storico – contraddistinto dall’acuirsi dei conflitti bellici in Europa, Africa e Medioriente – in cui le immagini possono diventare – e lo diventano in molti più casi di quanti si possa pensare – veicolo di fake news, di disinformazione o peggio di propaganda. Il tutto aggravato dai “prodigi” dell’intelligenza artificiale. Fotogiornalismo professionale dunque a garanzia di notizie verificate, al riparo da manipolazioni, e rispettose della dignità delle persone e del loro dolore.

Alla cerimonia di apertura, venerdì 13 ottobre, erano presenti insieme alla stessa Valla e a Luca e Sara Zanfron, figli di Bepi, per il Comune di Longarone la consigliera delegata alla Cultura, Anna Olivier, il presidente di Asb, Ilario Tancon, la segretaria regionale di Sgv, Monica Andolfatto, e la collega Gabriella Zucchi in rappresentanza dell’Associazione stampa dell’Emilia Romagna che ha collaborato alla riuscita dell’iniziativa.

Un particolare ringraziamento per il lavoro svolto va ai componenti del direttivo di Asb: da Alessia Forzin a Daniele Dalvit a Marco D’Incà per finire con Silvano Cavallet che ha introdotto e gestito con garbo e competenza i vari interventi sul palco.

Andolfatto ha lanciato la proposta che una delle foto simbolo di Zanfron, opportunamente trattata e dimensionata, possa essere esposta in modo permanente in una delle sedi pubbliche di Longarone, riproponendo l’esigenza più volte segnalata dal figlio Luca, di un fondo per la realizzazione di un archivio di tutta la produzione fotografica lasciata da Bepi in maniera che possa essere consultabile e diventi patrimonio dell’intera comunità.

«Che il Premio sia stato assegnato a una ragazza di 25 anni significa – ha detto la segretaria Sgv – che la professione del fotoreporter ha un futuro e noi abbiamo il dovere di garantirlo questo futuro».

La mostra, inaugurata al Centro culturale “Parri” a Longarone potrà essere visitata fino al 27 ottobre, dal martedì al venerdì (9:30-12:30 e 15:00-18:00).

 

Nella foto da sx, Luca Zanfron, Anna Olivier, Gabriella Zucchi, Monica Andolfatto, Sara Zanfron, Nicoletta Valla, Ilario Tancon, Alessia Forzin e Antonio Carrara sindaco di Erto e Casso.

 

Il comunicato di Asb

A Longarone in esposizione gli scatti di Giuseppe “Bepi” Zanfron sul disastro del Vajont e di Nicoletta Valla sull’alluvione dell’Emilia Romagna

Gli occhi del cronista, di chi vuol capire e far capire, come Giuseppe Zanfron. Ma anche la cura, la passione, la partecipazione e la professionalità della giovane Nicoletta Valla.
Mondi diversi, accomunati dalla ferma volontà di dare una testimonianza. I mondi di Bepi e di Nicoletta: due autentici “Testimoni del tempo – Quando le immagini raccontano la storia”.
Una storia, anzi due, a delineare la tragedia del Vajont e la recente alluvione in Emilia-Romagna: su queste basi è nata la mostra fotografica, al Centro culturale “Parri” di Longarone. L’esposizione è promossa da Assostampa Belluno e dal Sindacato giornalisti Veneto, in collaborazione con la Pro loco, il Comune di Longarone e la Fondazione Vajont.

In rappresentanza dell’amministrazione longaronese, è intervenuta la consigliera con delega alla Cultura, Anna Olivier: «In questo 60. anniversario, mi piace sottolineare le tante manifestazioni di stampo diverso, come diverse sono le sensibilità. Il denominatore comune di questa mostra? È il colore del fango. A conferma che non va mai abbassata l’attenzione di fronte a eventi che sconvolgono le vite umane. Dobbiamo essere sentinelle». Al centro le immagini di Zanfron, quindi. E, in parallelo, quelle della venticinquenne faentina, Nicoletta Valla: «Ho iniziato a fotografare perché mio padre mi ha regalato una vecchia macchina. Mi piace immortalare il momento, anche per ricordare ciò che altrimenti rischierei di scordare».
Poi il sorriso si rabbuia: «Sono stata testimone di due alluvioni diverse, pure dal punto di vista emotivo. Prima ho immortalato il mio quartiere ferito, poi ho avuto un blocco». Ed è a quel punto che è arrivata la chiamata del giornalista e scrittore, Maurizio Maggiani: «Sentivo di dover aiutare concretamente, con la zappa in mano. Ma aiutare, mi ha suggerito Maurizio, significa anche raccontare per ricordare».
Il presidente di Assostampa Belluno, Ilario Tancon, lancia invece una proposta: «Il fatto di abbinare due tragedie lontane nel tempo, in ambito fotografico, può offrire lo spunto per un approfondimento su come è cambiato il giornalismo. Gli scatti di Bepi? Un patrimonio di tutto il nostro Paese. E va valorizzato. Perché le immagini parlano per sempre».
Dall’Emilia Romagna è arrivata Gabriella Zucchi referente di Aser: «Avere coraggio di nobilitare la fotografia, in un’epoca di intelligenza artificiale, significa affermare che l’umanità va salvata».
La segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto, ha idealmente abbracciato Nicoletta Valla: «Sono felice che ci sia una giovane desiderosa di diventare fotoreporter. Perché è importante dare una mano, ma lo è altrettanto documentare. A questo proposito, anche i giornalisti dovrebbero ricordarsi che sono prima di tutto esseri umani».
In chiusura, l’emozione di Luca Zanfron, il figlio di Bepi: «In queste immagini trovo un parallelismo. Ed è legato agli spaccati di vita quotidiana».

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