Assemblea regionale Sgv, la relazione della segretaria: «Un sindacato attivista per un contratto inclusivo»

In Sindacale by SGV Redazione

Assemblea regionale Sindacato giornalisti Veneto, Mestre 17 giugno 2021 – Relazione della segretaria

Inizio con i ringraziamenti, sentiti, sinceri. Ai miei compagni di viaggio innanzi tutto, la giunta, Massimo, Tiziana, Daniele, Nicola, Paolo, insieme a Giuliano e Diego il direttivo, i cdr, i fiduciari, le assostampa, le mie “ragazze” Raffaela, Michela e Anna. Senza di loro non sarei qua. E’ la pura e semplice verità. E ricordo anche quanti ci hanno lasciato in questi ultimi 4 anni, uomini e donne, che hanno costruito e fatto la storia del nostro sindacato: due su tutti, Giancarlo Bo che era qui con noi la scorsa assemblea, 4 anni fa, e Vittoria Magno, entrambi esempi di serietà, disponibilità, generosità, a loro modo protagonisti di una fase pioneristica dell’associazione, con Gabriele Cescutti che non ha potuto essere qui e che salutiamo con affetto.

Un saluto di benvenuto al segretario Raffaele Lorusso, al presidente Giuseppe Giulietti, alla presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, al presidente della Commissione lavoro autonomo, Mattia Motta, alla portavoce di Controcorrente Alessandra Costante che ci segue da remoto, al candidato alla presidenza nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli che noi sosteniamo supportando per il consiglio nazionale i colleghi Gianluca Amadori e Maurizio Paglialunga.

E un ringraziamento speciale lo voglio fare anche alla mia redazione del Gazzettino, che  in termini di “organico alleggerito” sconta il peso del mio impegno nel sindacato, supportando la mia scelta.

Sono stati 4 anni intensi e complessi nei quali la professione e il fare sindacato hanno subito una trasformazione direi sostanziale per eventi esterni, al di fuori di qualsiasi prevedibile dinamica, che saldandosi fra loro hanno fatto precipitare condizioni a dir poco già critiche. L’Inpgi suo malgrado né è la plastica rappresentazione perché la crisi che lo sta attanagliando è lo specchio della crisi di un intero settore che in gran parte sa solo erodere occupazione ed è incapace di progettualità, di sviluppo, di visione: senza lavoro, non c’è previdenza, senza lavoro non c’è libertà, senza lavoro giornalistico la democrazia muore nell’oscurità.

La pandemia e l’accelerazione impressa da quest’ultima alle nuove tecnologie, nel nostro settore, più di altri, hanno stravolto l’organizzazione del lavoro dentro e fuori le redazioni e non mi riferisco solo allo smart working, che va certo approfondito e normato, cogliendone opportunità e riducendone i rischi. Il processo produttivo è stato parcellizzato e frantumato, aprendo all’isolamento dei singoli su uno sfondo quasi da catena di montaggio 2020 con tempi e metodi dettati dal digital first, dalla fretta superficiale e perniciosa dei clic. L’intelligenza artificiale ha fatto ingresso in redazione senza bussare e in modo surrettizio sta già sottraendo terreno alla componente umana. Se non studiamo e affrontiamo con strumenti adeguati la transizione al digitale, il pericolo è di subire il cambiamento come avvenuto negli anni Novanta – con il passaggio dal piombo alla composizione a freddo – e che ha portato, tra le altre conseguenze, nel giro di poco più di un decennio alla cancellazione di una intera categoria professionale, quella dei tipografi, sostituita dalle “macchine”.

La Fnsi il grido d’allarme lo ha lanciato al congresso di Levico del febbraio 2018 incentrato sul tema “l’informazione non è un algoritmo”, impegnando fin da allora il Governo a varare una legge di sistema sull’editoria, che non c’è ancora, motivo che ci ha portato ora in piazza per rivendicare un futuro per l’informazione, dichiarata servizio essenziale e irrinunciabile anche nella fase più dura del lockdown.

Gli editori sono e rimangono assenti, vedono nel taglio del costo del lavoro, a suon di prepensionamenti e di precarizzazione selvaggia, l’unica strada percorribile insieme alla favola che diventa più importante la velocità e la capillarità della distribuzione telematica rispetto alla notizia, ai contenuti, ergendo a guru della redazione gli ingegneri informatici, i web master, i ceo.

Sarebbe come se un ospedale affidasse la gestione della sala operatoria al tecnico del robot senza prevedere il medico che sa come eseguire l’intervento chirurgico.

La domanda è perché si vuole eliminare o quanto meno svilire la figura del giornalista? E noi di quale cassetta degli attrezzi dobbiamo dotarci?

E’ da qui che secondo me dobbiamo partire. Chiederci che sindacato vogliamo e che sindacato siamo in grado di costruire per dare un futuro all’informazione.

Politicamente il quadro per noi è chiaro, dichiarato, palese. Siamo con Controcorrente che abbiamo contribuito a costruire e a portare avanti credendo nel patto fondativo che riconosce e si riconosce nei valori dell’articolo 21 della Costituzione e nei contenuti del Testo Unico dei doveri del Giornalista. La libertà di informare di ogni cronista e il diritto di essere informati: difendere la libertà di informazione significa battersi per la tutela dell’autonomia delle garanzie della professione e ancor di più battersi per la difesa del lavoro, ma non del lavoro a tutti i costi – anzi a nessun costo – ma del lavoro pagato dignitosamente, di qualità, professionale, non discriminatorio.

Siamo con Controcorrente appunto nel rivendicare costantemente e ostinatamente la centralità di questo lavoro, assente dall’agenda politica, sbeffeggiato dalla controparte. Siamo con Controcorrente che prosegue, nonostante tutte le difficoltà che conosciamo, sulla via del coordinamento degli Enti di categoria, Inpgi, Casagit, Ordine, perché – ce lo ripetiamo spesso -nessuno si salva da solo e la scelta dell’unità è la sola, specie in questi tempi di attacchi ripetuti al giornalismo autonomo e indipendente presidio di crescita democratica e cittadinanza consapevole.

Siamo con Controcorrente nel contrasto al linguaggio dell’odio e della violenza, alle minacce dei potenti, dei mafiosi e dei leoni da tastiera.

Siamo con Controcorrente nella volontà pragmatica di realizzare un sindacato di servizio capace di intercettare bisogni e soddisfare richieste per quanto fattibile.

Siamo con Controcorrente nella certezza che i giornalisti non sono casta ma parte integrante della società civile e democratica ed è a questa società che ci si deve aprire per nuove alleanze poggiate sulla condivisione dei valori costituzionali. Serve fare rete come soggetto promotore e che al contempo si mette a disposizione.

Sgv ha cercato e trovato nuove alleanze. Con l’università di Padova, qui rappresentata dalla professoressa Laura Nota, che ringrazio, e che ci ha permesso con le sue competenze e con il suo entusiasmo di concretizzare il Corso di Alta Formazione contro le fake news, nato anche all’apporto qualificato e prezioso di Roberto Reale e di Enrico Ferri, e in particolare della Federazione con il segretario e il presidente che hanno creduto al progetto e permesso di siglare il protocollo d’intenti con l’ateneo padovano. E con Articolo 21 che ci permette di alzare lo sguardo oltre i nostri confini: saluto la presidente del presidio veneto, Mariangela Grainer, e il nostro Nicola Chiarini, infaticabile portavoce. Con Libera di don Ciotti e con Avviso Pubblico per battaglie sulla legalità, contro mafia e corruzione. Con la comunità ebraica di Venezia e con l’Anpi. Con la società degli autori, insieme alla Fnsi, alla Mostra del Cinema per dare forza alla battaglia sul copyright.

Con le istituzioni, a partire dalla Regione, con il presidente Zaia, insieme all’assessora al Lavoro Elena Donazzan, che si è dimostrato sensibile alla piaga dello sfruttamento dei collaboratori, ricevendo a Palazzo Balbi una delegazione sindacale, e che è venuto incontro alla richiesta del sindacato di tutela della salute dei cronisti in prima linea con la possibilità di effettuare i tamponi nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria. Presidente che condividendo con Sgv la Festa della Repubblica, ha sottolineato quanto e come le giornaliste e i giornalisti veneti hanno svolto un ruolo decisivo di collegamento diretto con la popolazione garantendo ogni giorno un’informazione puntuale e corretta.

E ci siamo aperti anche al confronto con i sindacati confederali trovando nel rilancio dell’occupazione e nel contrasto al precariato e alla precarizzazione il punto di raccordo delle nostre rispettive azioni e che di recente ha portato all’adesione corale e alla partecipazione di Cgil, Cisl e Uil alla mobilitazione del 1. giugno a Verona appunto per dare un futuro all’informazione.

E non posso non ricordare la collaborazione, l’amicizia, il mutuo sostegno con il Sindacato del Trentino Alto Adige guidato da Rocco Cerone, qui rappresentato dal vice segretario Lorenzo Basso, che ci ha permesso di raddoppiare le forze e di amplificare le iniziative, dallo stesso corso di alta formazione, alla giornata internazionale per la libertà di stampa, alla Fondazione Megalizzi che abbiamo contribuito a promuovere.

E nel solco della piena collaborazione si inserisce anche l’esperienza con l’Ordine dei giornalisti regionale, qui rappresentato dal responsabile della formazione Giorgio Gasco, con cui condividiamo il percorso di messa in sicurezza della professione che si esplica anche attraverso il richiamo agli obblighi deontologici. Numerose le iniziative messe in campo insieme, la giornata contro i bavagli a Padova dal titolo “Il diritto di cronaca e i suoi nemici. Difesa del segreto professionale, tutela delle fonti, informazione di qualità”, la giornata nazionale a Venezia per ricordare i cronisti uccisi dalla mafia, il varo ufficiale, il battesimo del Manifesto di Venezia per liberare il linguaggio dalla violenza e altre svariate occasioni di sensibilizzazione e di formazione.

Per non parlare del ruolo prezioso delle Assostampa provinciali, presenza “fisica” nel territorio, che dobbiamo rilanciare e potenziare, insieme ai gruppi di specializzazione: ripeto, realtà vive perché ci sono colleghi e colleghe che si rendono disponibili e che condividono i valori di fondo del sindacato.

Come ho già detto sono stati 4 anni intensi, densi di lavoro. Tanto. Ce ne siamo resi conto quando ho chiesto agli uffici di stendere un bilancio dell’attività. Vi confesso che ci siamo stupiti. Non vuole essere un’autocelebrazione. Tutt’altro. La gran parte del lavoro è stata dedicata alla gestione delle grandi, delle medie e delle micro vertenze che ha assorbito forze e impegno.

L’acquisizione di Antenna 3 da parte di quella che ora si chiama Medianordest, senza un solo licenziamento, vertenza iniziata sotto la segreteria di Massimo e conclusa a dicembre 2017: anni di incontri, accordi per salvare l’occupazione, prima con il part time, poi la corsa a ostacoli per evitare il fallimento, con incontri e scontri con la vecchia proprietà, il curatore fallimentare, trovandoci a muovere su terreni nuovi per noi, l’interlocuzione con la Regione per gli ammortizzatori sociali, escogitando soluzioni diciamo fantasiose.

Gli stati di crisi aperti e in itinere di Gazzettino, Athesis, Gedi Veneto ci ha sempre trovato e ci trova presenti ogni qualvolta i colleghi richiedano la nostra presenza, in assemblea, al tavolo con le aziende, a Roma al ministero. Così come con il Corriere del Veneto, duramente colpito anche dal Covid, seguito da vicino in tutte le fasi del riassetto organizzativo.

La durissima vertenza del Messaggero di Sant’Antonio, con l’annuncio choc a dicembre del 2018 della chiusura della redazione, l’occupazione della sede, la battaglia mediatica, il coinvolgimento delle istituzioni, l’incontro con il sindaco, il vescovo, la lettera in Vaticano, poi la messa in campo di una soluzione alternativa costruita giorno per giorno con gli ammortizzatori sociali, che ci ha portato fino a oggi, con la cassa covid e la prospettiva piuttosto fondata di salvare tutte e 8 le posizioni a orario ridotto, cosa non certo scontata.

L’accordo con la Regione Veneto per i colleghi transitati nel contratto della Pa, superando l’iniziale resistenza della controparte, e salvaguardando i livelli retribuitivi, l’iscrizione a Casagit, al Fondo e la rappresentanza sindacale .

E le numerose vertenze individuali gestite insieme alla nostra avvocata Luisa Miazzi con il supporto dell’avvocata Angela Rampazzo che desidero ringraziare pubblicamente.

Ma anche con il confronto diretto con l’ufficio legale della Fnsi coordinato dal direttore della Fnsi Tommaso Daquanno che oggi voglio ringraziare pubblicamente per il supporto tecnico-legale e non solo che assicura a Sgv ogni qualvolta gli venga richiesto, insieme a Giuseppe Catelli e a Ottavia Antoniazzi.

E lo voglio sottolineare con forza, che quando è servito per sbloccare la situazione dal punto di vista “politico”, non è mai mancato l’intervento diretto del presidente Giulietti e del segretario Lorusso, anche in presenza, per fare diventare nazionale una vertenza territoriale.

Ma non posso sottacere il ruolo fondamentale svolto dai cdr, le gambe su cui poggia il sindacato e senza le quali il passo si fa incerto se non azzoppato. Certo si sta scontando la “crisi di vocazione” e il “disimpegno” perché fare sindacato è sempre più difficile, non solo per la complessità della situazione ma anche perché le leve di comando, nella struttura dei grandi gruppi editoriali che hanno concentrato più testate sotto una stessa proprietà, non sono più in azienda ma lontane e spesso inarrivabili. Ma va detto che negli ultimi anni si registra l’ingresso di giovani che fa ben sperare per un rinnovamento e un rilancio di questi organismi di base.

E poi non ultimo la lotta al fianco dei collaboratori, dei freelance, degli autonomi, per fare emergere, illuminare le condizioni di sfruttamento in cui lavorano: abbiamo sostenuto gli “scioperi” al Gazzettino e al Corriere, come accennato prima sollecitando anche la Regione, con il presidente Zaia, ricevendo la solidarietà, il supporto di tutte le forze politiche, tutte, portando al suo tavolo le pagine dei giornali con gli articoli fatti dagli “esterni” e la cifra corrispondente, partecipando con Motta, alla puntata di Report nella quale i colleghi che abbiamo fatto intervistare sono apparsi di spalle e con la voce camuffata, … come i pentiti di mafia…

Lo so, lo sappiamo su questo fronte sfondare non è facile, ma ora più che mai i risultati concreti sono a portata di mano in virtù di queste tante micro azioni, non solo in Veneto, che la Fnsi ha sempre voluto e vuole all’interno dell’unica grande vertenza per il LAVORO : l’equo compenso non è alternativo al rinnovo del contratto è connaturato.

La nostra sede, al pari di quella della Fnsi, ha garantito il servizio ininterrottamente durante tutto il lockdown anche grazie al potenziamento delle dotazioni tecnologiche e acquistando un pacchetto di meet per le riunioni on line, che abbiamo messo a disposizione anche dei cdr per far sì che potessero organizzare le assemblee, e anche delle assotampa.

Quello che mi preme sottolineare è che Sgv è sempre stato un punto di riferimento per tutti, non si è mai sottratto nel limite delle capacità e delle competenze: chiunque si sia rivolto alla nostra sede, iscritto o non iscritto, ha trovato risposta, in primis nella disponibilità e nella gentilezza di Raffaela, Michela e Anna. I colleghi che hanno usufruito del Fondo di solidarietà, alimentato dal contributo dei nostri pensionati, qui c’è Il presidente Piero Ruo che saluto con affetto, e dall’indennità Inpgi di Zennaro come componente del cda, grazie Massimo, sono stati 10 per un totale di 19.350 euro. I disoccupati 54, mentre i pensionati 44. Sono stati 50 i corsi di formazione organizzati da Sgv e dalle assostampa su tematiche sindacali strette, come la lettura della busta paga, l’applicazione degli ammortizzatori sociali, e di più ampio respiro tese a dare una chiave di lettura della complessità dei fenomeni che avvolgono la nostra professione.

Per parte nostra specie durante il lockdown duro abbiamo voluto mantenere il contatto costante con i nostro organismi: nel 2020 abbiamo convocato sette direttivi e 12 coordinamenti dei cdr, in maniera da confrontarci e misurarci rispetto alle trasformazioni imposte dal virus, e per la nostra stessa salute e per la mutata organizzazione del lavoro. Sul fronte dell’emergenza sanitaria, tra Fis e Cassa Covid, abbiamo gestito 20 aziende per un totale di 54 giornalisti. Appena sono state allentate le misure di contenimento sociale abbiamo ripreso gli incontri in presenza così come la partecipazione alle assemblee perché è così che si esprime la piena partecipazione che come cantava Gaber è libertà.

Si può fare di più. Certo. E meglio se la squadra cresce e si rafforza. In tal senso la partecipazione al voto registrata per le elezioni dei delegati e per Casagit è un segnale importante che dà più rappresentatività al sindacato stesso. Un sindacato attivista e che si schiera apertamente, mettendoci la faccia: ringrazio le colleghe e i colleghi che hanno espresso democraticamente il voto e che per Casagit hanno dato fiducia ai nostri candidati Tiziana Bolognani, che non è qui perché da tempo aveva programmato le ferie, Andrea Mason e Mauro Pertile, tutti componenti della Consulta veneta e delegati all’assemblea nazionale che dovrà nominare il nuovo cda. Qui con noi c’è il vice presidente uscente Gianfranco Summo che saluto. L’augurio, che è certezza, di Sgv è che si possa rinsaldare in maniera virtuosa il collegamento tra i territori e il centro per ottimizzare il servizio della Cassa. E ancor prima ci siamo mobilitati per le elezioni Inpgi, candidando Massimo Zennaro e Giulia Cananzi, schierandoci anche in quell’occasione senza infingimenti con la candidata presidente Marina Macelloni e anche allora l’affluenza è stata generosa e ha premiato la compagine di chi fa e non di chi disfa.

Torniamo alla domanda: che sindacato vogliamo?

Innanzi tutto inclusivo. Se penso a una parola che più ha caratterizzato l’azione di Sgv in questi 4 anni è appunto inclusione, tanto cara all’amica Nota, e che abbiamo imparato ad apprezzare in tutte le sfaccettature: sociali, culturali, economiche, esistenziali e contrattuali. Sì contrattuali.

Il sindacato deve contrattare, il cuore della sua missione non è la vertenzialità, questa è la patologia, come dice Lorusso. E c’è modo e modo di contrattare. Il nostro appunto vuole essere inclusivo. Il nostro contratto va rivisto alla luce dei cambiamenti in atto, va manutentato come dice chi sa parlare. Ripeto, inclusione. Per recuperare, creare, attirare occupazione, buona occupazione. Siamo in una fase in cui i dirigenti sindacali devono essere oltre che tecnici competenti anche visionari, nel senso di pre-vedere l’evoluzione a breve e a lungo termine del mestiere giornalistico. Servono strumenti, studio, analisi, lettura e comparazione di dati da raccogliere in maniera sistemica e organica. Il sindacato di servizio, che questa Fnsi ha a cuore quanto Sgv, significa pure questo: entrare in gioco a ragion veduta. Dobbiamo creare un ufficio studi, un laboratorio di idee sfruttando, e do al termine l’accezione più alta, l’alleanza con il mondo del sapere, l’università – magari con un dottorato industriale? – per preparare l’intelaiatura del contratto inclusivo contro il precariato dentro e fuori le redazioni, contro lo straniamento dentro le redazioni, contro i rider fuori dalle redazioni. Inclusivo delle nuove tecnologie certo. E soprattutto delle nuove professionalità che si stanno delineando in base alle nuove competenze richieste, con il centro ben ancorato sulla figura del giornalista, garante della verità della notizia, della sua attendibilità, della sua verifica accurata, interprete dell’articolo 21 che gli affida la responsabilità e l’onore di contribuire con il suo lavoro alla crescita democratica del Paese.

Avrei sperato che ci fosse qualche altro candidato alla segreteria … c’è ancora tempo… mi metto a disposizione perché so che non sono sola e perché ho scelto da che parte stare. Insieme a voi.

Grazie a tutte e a tutti

Monica Andolfatto

 

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