Giulietti al direttivo Sgv: «Mobilitare la categoria su precariato e libertà di stampa»

In Sindacale by SGV Redazione

La precarizzazione sempre più spinta del lavoro giornalistico mina la libertà di stampa. Così come il disinteresse di Governo e Parlamento su questioni dirimenti come equo compenso, querele temerarie, diffamazione: le leggi giacciono da decenni, basterebbe approvarle. La categoria deve mobilitarsi a livello nazionale con due grandi manifestazioni: contro lo sfruttamento sistematico e contro i bavagli.

Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, ha arringato con passione il direttivo del Sindacato giornalisti Veneto, intervenendo al termine della riunione dello scorso 5 maggio a Padova.

Non si può stare fermi, non ci basta più la solidarietà del giorno dopo. Tutti gli indicatori confermano che i giornalisti sono nel mirino: trenta sotto scorta, sempre più quelli intimiditi e minacciati nella realtà e sui social. Per non parlare della situazione occupazionale: gli editori che falcidiano gli organici a suon di prepensionamenti e che puntano solo al taglio delle retribuzioni e dei rapporti di lavoro dipendente, i collaboratori pagati una manciata di euro a pezzo. Lo ripeto come può esserci informazione libera, indipendente, di qualità in questo contesto? Dobbiamo uscire dal nostro recinto – ha concluso Giulietti – dobbiamo far capire alle cittadine e ai cittadini che l’informazione è un bene di tutti, che la nostra battaglia è la loro battaglia. Fare rete, creare alleanze, condividere strategie.

Concetti sviluppati anche nell’introduzione dalla segretaria Sgv, Monica Andolfatto, che ha sottolineato come ormai ci siano poche differenze tra una redazione e una fabbrica: i licenziamenti arrivano per mail sia nei giornali – il caso de Il Trentino – che nelle aziende metalmeccaniche.

Il lavoro deve ritornare centrale nell’agenda politica: quello dignitoso, quello che dà il riscatto sociale, non quello che uccide o che sfrutta. Anche nelle testate venete si registra un aumento delle dimissioni volontarie e delle malattie: lo stress, la tensione, lo svilimento dei rapporti umani e professionali sono i responsabili. E poi la difficoltà se non la rinuncia a rivendicare i propri diritti a partire dall’applicazione del contratto. Il ricatto occupazionale pesa, certo, così come due anni di smart working hanno stravolto per sempre relazioni e modalità di lavoro. Ma cosa può e deve fare il sindacato? Partire dal confronto, dal dibattito, dal dialogo con la base – dai cdr alle stesse redazioni, dentro e fuori – condividere e illuminare paure e aspettative e far capire che l’unica nostra forza sono l’unità e l’inclusione.

Ai lavori ha partecipato anche Rocco Cerone, segretario del Sindacato giornalisti Trentino Alto Adige, invitato a portare la sua esperienza, per certi versi da apripista, nel delineare e nell’applicare il profilo del giornalista nella Pubblica amministrazione – con il prezioso contributo del direttore della Fnsi, Tommaso Daquanno e del legale della Fnsi, avv. Bruno Del Vecchio – e che lo scorso 7 aprile ha visto la sigla dell’accordo tra Fnsi e Aran in sede nazionale.

Tra gli argomenti più dibattuti quello del passaggio da Inpgi a Inps a partire dal prossimo 1. luglio: a rispondere alle domande Massimo Zennaro, componente del cda dell’ente. Mentre Nicola Chiarini, del comitato amministratore Inpgi2, ha ricordato i risultati in termini di welfare raggiunti per cococo e freelance, fra cui la recente proroga fino al 31 dicembre 2024 per W-In ovvero l’assistenza sanitaria gratuita attuata in collaborazione con Casagit.

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