Comunicare l’emergenza, successo per il corso di Assostampa Belluno

In Assostampa provinciali, Formazione by SGV Redazione

La chiamata al 118, il lavoro di medici e infermieri della centrale operativa, le attività del Soccorso alpino in ambiente impervio. Queste le tematiche del corso “Il soccorso in montagna, come comunicare le emergenze”, evento di formazione professionale continua dedicato ai giornalisti organizzato da Assostampa Belluno e che si è svolto a fine ottobre. Relatori il direttore del Suem 118 dell’Ulss 1 Dolomiti, Giulio Trillò, il delegato del Soccorso alpino Dolomiti Bellunesi Alex Barattin, l’addetta stampa del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) Michela Canova e  l’avvocato consulente dell’Ordine dei giornalisti Giorgio Battaglini, che ha affrontato gli aspetti legati alla privacy dei soggetti coinvolti nelle emergenze.

Trillò e Barattin hanno raccontato i meccanismi che stanno alla base della gestione di un intervento di soccorso in montagna, le difficoltà tecniche, ma anche emotive che si celano dietro a ogni chiamata. Perché dietro a ogni vittima ci sono dei familiari, degli amici, persone alle quali, a volte, bisogna comunicare che il proprio caro non è sopravvissuto all’incidente. Fra i relatori e i giornalisti presenti c’è stato un articolato confronto, teso a individuare la maniera migliore per conciliare la tutela della privacy e il rispetto della dignità umana delle persone coinvolte in un incidente con il diritto dei cittadini tutti a essere informati di ciò che accade nel territorio, e con il dovere dei giornalisti di raccontare i fatti nel rispetto della verità degli stessi.

Il dottor Trillò ha illustrato come opera la centrale del 118, che si trova a Pieve di Cadore. Vi lavorano infermieri, operatori sociosanitari, il medico di centrale e il tecnico di centrale del Soccorso alpino, presente tutti i giorni nel periodo turistico. Ha quindi illustrato cosa succede quando arriva una chiamata di soccorso, come gestire il panico del chiamante, come riuscire a ottenere in pochi secondi le informazioni necessarie per capire cosa è successo, dove, in quali condizioni si trovi la persona ferita.

Quando l’intervento si svolge in ambiente impervio opera il Cnsas, che nel Bellunese ha 19 stazioni composte da personale formato e altamente professionale. «Non possiamo sbagliare», ha evidenziato Alex Barattin, «sia per salvare una vita che per non mettere in pericolo le squadre di soccorso». Le operazioni sono spesso complesse, e rese ancora più dure dall’aspetto emotivo. Perché  i soccorritori a volte si trovano a recuperare salme magari precipitate per trenta, cinquanta, cento metri. E poi di dover comunicare ai familiari il decesso del proprio caro.

L’addetta stampa del Cnsas ha spiegato come funziona la raccolta, la gestione e la comunicazione delle informazioni, anche questa un’operazione non sempre semplice perché in molte zone della provincia di Belluno la copertura telefonica è assente e bisogna attendere che le squadre rientrino per sapere i dettagli di un intervento.

Infine l’avvocato Battaglini ha trattato gli aspetti legati alla privacy, chiarendo anche come utilizzare le fotografie delle vittime pubblicate sui social, un aspetto questo che ha richiesto un approfondimento sollecitato dalle domande dei colleghi.

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