Vittoria Magno, esempio di giornalismo corretto. Il ricordo di Squizzato

In News by SGV Redazione

A un mese dalla scomparsa di Vittoria Magno, il ricordo di un collega e amico, che con lei ha condiviso percorsi professionali e sindacali. 

“Vittoria Magno è stata una “novità” nella storia del Giornalismo veneto. Una rarità e una curiosità. Alle donne, quando incominciò a lavorare, di fatto, le porte delle redazioni erano chiuse. Il giornalismo, si diceva allora, non era un mestiere per donne.

Lei ha dimostrato invece che lo era, eccome. Tenace, puntuale sulla notizia, riservata. Una “passista” della professione. Si muoveva con grande discrezione e buon senso, raccontando persone e fatti con sensibilità e discrezione.

Ci sapeva fare. Autorevole, decisa, affidabile ed equilibrata.

Ci teneva a mantenere la giusta distanza con i colleghi e gli interlocutori perché “va bene così”, diceva. Non si sentiva e né voleva essere considerata “panda”. Non voleva essere “privilegiata” o avere corsie privilegiate, in quanto allora unica donna sul fronte professionale, ma nemmeno essere sottostimata. Voleva essere valutata per quello che era: una giornalista professionista che amava il mestiere e lo faceva con passione e disponibilità.

Aveva un grande rispetto per gli altri.

Ho lavorato con lei agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso (scrivanie adiacenti) al Gazzettino, sede centrale, che raggiungevamo da Treviso con una sola auto guidata dal collega Adalberto Minazzi, il nostro caposervizio. Ne ricordo il rispetto con cui parlava dei colleghi. Nessuna concessione al facile pettegolezzo, un’arte cara al mondo del giornalismo.

È stata una presenza preziosa nell’impegno sindacale: preparata, diligente, propositiva e sempre disponibile. Amava condividere la sua esperienza con i colleghi. Determinante il suo contributo nell’organizzare e mantenere attivo il Gruppo pensionati del Veneto, del quale è stata un punto di riferimento fino a quando la sua salute ha retto. Sempre presente agli incontri, con puntuali osservazioni. Per me è stato toccante l’ultima volta in cui ci siamo visti. Ci eravamo dati appuntamento alle 9 in stazione ferroviaria per prendere insieme il treno e raggiungere Venezia per una riunione sindacale.

È arrivata in stazione, ma non si è sentita di prendere il treno. “Non ce la faccio, presidente, mi sento male, salutami tutti”, mi disse. L’ho accompagnata a casa, abitava a quattro passi dalla stazione. Non ce la faceva proprio. Il male la stava già sopraffacendo.

Ciao Vittoria. Con gratitudine e con grande simpatia. Sei stata un esempio di giornalismo corretto, come dovrebbe essere praticato”.

Angelo Squizzato

Presidente onorario del Gruppo veneto dei giornalisti pensionati

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