La stampa riesce a parlare di un indagato o di un imputato come di un innocente fino a prova contraria? Non sempre, secondo quanto emerso dall’incontro al centro congressi del palazzo della Salute di Padova e promosso dalla Camera penale della città del Santo, nel quale è stato puntato l’indice anche contro i “processi mediatici”.
I relatori, il professor Daniele Negri, ordinario di Diritto processuale penale dell’università di Ferrara, e Luca Sofri, direttore de Il post, moderati dall’avv. Michele Grinzato, hanno spiegato come «la presunzione di innocenza in Italia non esiste», e come vada rafforzata la tutela di chi rischia di subire conseguenze pesantissime per la sua immagine e per la sua vita da una cattiva informazione.
Al convegno ha partecipato anche il Sindacato giornalisti Veneto, che ha ricordato però come il decreto 188 del 2021 sulla presunzione di innocenza rischi di rappresentare un limite troppo stringente alla cronaca, che in alcuni casi può ritrovarsi imbavagliata o alla mercé delle veline di palazzo, impedendo ai cittadini di essere adeguatamente e tempestivamente informati.
A ribadirlo è stato il collega Diego Neri, componente del direttivo regionale e delegato ai temi attinenti la cronaca giudiziaria, sulla scia del convegno organizzato da Sgv a Mestre lo scorso 18 febbraio che ha messo a confronto tutti i soggetti interessati alla questione dopo l’introduzione del cosiddetto “decreto Cartabia”, giornalisti, avvocati, magistrati, parlamentari, docenti di diritto.
«Vanno affrontati percorsi di dialogo», ha concluso l’avv. Stefano De Checchi, coordinatore della commissione stampa della Camera penale.